L’UNESCO ha condotto uno studio sui principali fattori di degrado, accompagnato da un report sulle nuove tecnologie
Un recente report dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) ha sollevato l’allarme sull’impatto devastante dell’inquinamento atmosferico su siti del patrimonio culturale. Automobili, riscaldamento e industria emergono come principali colpevoli del degrado del patrimonio, secondo uno studio condotto su tre siti UNESCO: la Reggia di Caserta, la cattedrale di San Doimo a Spalato (Croazia) e la Residenza di Wurzburg (Germania).
La Reggia di Caserta è stata identificata come il luogo più colpito, con una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target del 2050. La centralina di misurazione nei pressi ha rilevato livelli elevati e costanti di biossidi di azoto e particolato sottile PM10, attribuiti principalmente all’industria, al riscaldamento e al traffico su strada.
Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio Enea di Inquinamento atmosferico, sottolinea che il Palazzo Reale, situato nel cuore della città, è particolarmente vulnerabile all’inquinamento atmosferico. Anche se fonti naturali, come l’aerosol marino e la sabbia del Sahara, contribuiscono al problema, è l’inquinamento causato dalle attività umane a infliggere i danni maggiori.
Il confronto con i siti di Wurzburg e Spalato rivela valori di degradazione delle superfici inferiori alla ‘soglia di sicurezza‘. Le condizioni meteo-climatiche locali giocano un ruolo cruciale nell’intensificare l’aggressività degli inquinanti, influenzando la corrosione delle superfici lapidee.
Decremento delle emissioni
Il periodo di studio (2015-2019) ha evidenziato un generale decremento delle emissioni, ad eccezione degli ossidi di azoto (NOx) da trasporto marittimo a Spalato. Tuttavia, a Caserta, le emissioni di NOx risultano triplicate rispetto a Wurzburg e quasi doppie rispetto a Spalato. La necessità di ridurre il traffico cittadino emerge come misura chiave per mitigare l’inquinamento.
Sebbene il degrado del patrimonio culturale a causa dell’inquinamento atmosferico sia diminuito rispetto a decenni fa, l’incremento di biossido di azoto (NO2) e particolato PM10 contribuisce ancora ai costi di restauro e manutenzione. La ricerca fa parte dell’iniziativa internazionale “ICP Materials” della Convenzione Unece sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio.
Il report Enea sottolinea l’urgente necessità di politiche di riduzione del traffico, promuovendo il trasporto pubblico, il car-sharing e veicoli a basse emissioni. L’inquinamento dell’aria non solo minaccia il patrimonio culturale ma è anche un grave rischio per la salute umana, richiamando l’attenzione sulla necessità di azioni concrete per affrontare questa sfida ambientale.