La ricerca ha dimostrato che gli ormoni della fame possono avere un impatto diretto sul cervello e incidere sulle decisioni
I ricercatori dell’University College London (UCL) hanno scoperto che i livelli di grelina, un ormone prodotto nello stomaco, possono ridurre l’attività neurale nell’ippocampo ventrale, un’area del cervello che aiuta a formare e utilizzare i ricordi per guidare il nostro comportamento. Questo significa che quando siamo affamati, l’ippocampo è meno in grado di inibire il nostro desiderio di cibo. Di conseguenza, siamo più propensi a mangiare, anche se non abbiamo bisogno di farlo.
Implicazioni per la salute
Questa scoperta ha importanti implicazioni per la nostra comprensione del comportamento alimentare e per lo sviluppo di terapie per i disturbi alimentari. Ad esempio, lo studio suggerisce che le persone che soffrono di obesità o di anoressia potrebbero avere problemi con la regolazione dell’attività dell’ippocampo. Questo potrebbe spiegare perché queste persone hanno difficoltà a controllare il loro appetito. Inoltre, lo studio suggerisce che gli ormoni della fame potrebbero essere utilizzati per sviluppare farmaci per trattare i disturbi alimentari. I farmaci che aumentano i livelli di grelina potrebbero aiutare le persone che soffrono di anoressia a mangiare di più.
Effetti pratici
Oltre alle implicazioni per la salute, questa scoperta ha anche importanti implicazioni pratiche. Lo studio suggerisce che è importante essere consapevoli di come la fame può influenzare le nostre decisioni, in modo da poter prendere scelte alimentari più sane e consapevoli. Ecco alcuni esempi concreti di come la fame può influenzare le nostre decisioni: quando siamo affamati, siamo più propensi a scegliere cibi ricchi di calorie e grassi, anche se non sono salutari. Quando siamo affamati, siamo meno propensi a fare scelte dietetiche consapevoli, come mangiare un’insalata invece di un hamburger. Quando siamo affamati, siamo più propensi a cedere alle tentazioni alimentari, come mangiare un dolce o un gelato.