La Mostra Fotografica “Pietre parlanti nella preistoria” inaugurata a Laconi il 26 novembre, al Menhir Museum fino a gennaio 2024
La mostra inaugurata a Laconi presenta 40 gigantografie di statue stele provenienti da quattro macroaree. L’arco alpino, la Val Camonica e la Valtellina, la Lunigiana, la Puglia e la Sardegna. Le statue stele sono un fenomeno molto diffuso in queste aree, e sono state realizzate tra il 3.400 e il 2.400 a.C., durante l‘Età del Rame. Si tratta di rappresentazioni di figure umane stilizzate, spesso con un’espressione austera o minacciosa. Sono spesso accompagnate da simboli religiosi o cultuali, come armi, copricapi, ornamenti e animali.
Il progetto
Il progetto della mostra è ideato da Archeofoto Sardegna, in collaborazione con il Menhir Museum di Laconi. “La soluzione della mostra fotografica ha permesso di rendere questo tipo di progetto realizzabile a tutto tondo, con una visione unitaria del fenomeno, e soprattutto facilmente mobile e itinerante” ha dichiarato Nicola Castangia, direttore artistico della mostra. “Far uscire i reperti autentici dalle loro sedi e farli viaggiare, avrebbe significato un dispendio enorme di energie e di denaro. La mostra fotografica – che mi onoro di curare – è inaugurata a Laconi e portata poi negli altri musei del resto d’Italia. La nostra speranza è ora quella di riuscire a realizzare un catalogo che raccolga il fenomeno della statuaria preistorica di tutta Italia”. “Avere il privilegio di ospitare una mostra di questa grandezza e importanza, sarà un’ottima ricaduta di richiamo turistico anche per il nostro museo e il nostro territorio” ha dichiarato Mariano Corongiu, presidente Snc Menhir Museum.
Un linguaggio comune
“Le nostre statue stele e quelle sarde hanno un linguaggio comune” ha dichiarato Angelo Diretti, Direttore Museo delle statue stele castello Pontremoli. “Io credo che adesso sia il momento delle nuove tecnologie per la valorizzazione dei nostri musei e delle nostre realtà e per dare la massima diffusione a questi beni. La rete è assolutamente necessaria e questa prima mostra fotografica ne è una dimostrazione: sono più di semplici foto, perché rendono queste statue suggestive e avvicinano al loro messaggio originario”.