Nell’opera di Alessandro Biggio, la sottile intersezione tra materiali eterogenei diventa l’emblema di un’arte che sfida le convenzioni. Da cenere a poliuretano, la sua creatività trascende i limiti, sorprendendo e affascinando il pubblico
Intrigante è l’approccio di Biggio: dall’audace progetto “Braccia“, dove ha reinterpretato il lavoro di artisti lontani, alla manipolazione bizzarra ma affascinante di argilla e tele. Il percorso decennale di questo artista, dissecato nelle pagine della monografia curata da illustri autori, è un viaggio attraverso l’audacia creativa e la persistenza nell’innovazione.
Artista decorato
L’artista, classe ’74 e laureato in Economia e Commercio, ha plasmato il suo percorso artistico dall’uso iniziale della cenere del camino di famiglia ai roghi degli alberi, sfidando la fisicità del materiale e l’inesorabile cambiamento climatico che può comprometterne la tenuta.
Le “Schiume“, esposte sino al 31 gennaio a via San Salvatore da Horta 2, incarnano la più recente ricerca di Biggio. Quest’installazione, in una zona buia dello spazio espositivo, trasmette un’atmosfera di meditazione, lasciando emergere forme biancastre, quasi organiche, irregolari, sottili e tormentate. Sospese al soffitto, con i loro filamenti e appendici, queste creazioni sembrano modellate dall’azione degli elementi, solidificate nell’istante stesso della loro formazione.
Tra naturale e artificiale
Le immagini di Michael Höpfner, presenti nel volume in italiano e inglese, catturano non solo le opere ma anche il paesaggio naturale che sembra estraneo al poliuretano delle “Schiume”. Il contrasto tra natura e artificio amplifica l’effetto di queste creazioni che emergono come enigmatiche espressioni di un’estetica al confine tra il tangibile e l’astratto.