La tradizione sarda si accende con la festa del falò taumaturgico, benaugurante e protettore degli animali
Nella pittoresca cittadina di Fonni, situata nel cuore della Sardegna, la torre di tronchi e ciocchi per il falò è stata eretta in piazza Santa Croce già la scorsa domenica, in preparazione della festa di Sant’Antonio. Quest’anno, il compito di organizzare la processione attorno ai falò è stato affidato ai ghedales della leva del 1973.
Mentre gli uomini si sono dedicati alla raccolta della legna offerta dalla comunità e all’intreccio della catasta, le ragazze hanno impastato e cotto il pane in sappa, un dolce prelibato arricchito con noci, sapa e uva passa. Maria Cadau, portavoce dei coetanei, ha rivelato di aver preparato e servito ben novanta chili di questo delizioso pane. I pani più piccoli sono stati tagliati a fettine sottili e serviti alla gente attorno al grande fuoco.
La celebrazione di Sant’Antonio si è diffusa in molte altre località sarde, da Ottana a Samugheo, da Bosa a Orotelli, fino all’Ogliastra, al Sulcis, al Marghine e al Campidano di Cagliari. I fuochi di Sant’Antonio hanno illuminato le piazze e i rioni di numerosi paesi, segnando l’avvio del Carnevale. Questo rito millenario, che unisce sacro e profano, ha coinvolto molte comunità, ognuna con le sue tradizioni uniche.
L’accensione dei fuochi è preceduta dalla recita dei vespri e dalla messa in chiesa, seguite dalla processione con tre giri intorno al falò e la benedizione del parroco. Tatiana Cossu, antropologa culturale dell’Università di Cagliari, spiega che questo fuoco sacro è considerato un simbolo di benedizione e di protezione contro il male, una credenza ancor oggi radicata nell’Isola.
Tra il sacro e il profano
Oltre al fuoco e al pane votivo, in molti paesi sardi vengono benedetti anche gli animali, testimoniando la devozione degli abitanti nei confronti di Sant’Antonio. A Ottana gli “alberi votivi”, vecchie querce destinate a bruciare nel falò benedetto, sono stati collocati nella catasta insieme alla legna offerta dalla comunità. Mario Sedda, presidente del gruppo Boes e Merdules, sottolinea che ogni aspetto dell’organizzazione dei riti per Sant’Antonio è mosso dalla devozione. Si parte dal dono della legna al supporto nella preparazione della catasta.
La festa non è solo religiosa, ma coinvolge anche le tradizionali danze delle maschere locali. Thurpos a Orotelli, Mamutzones a Samugheo e tante altre maschere tradizionali hanno danzato e animato la festa in vari paesi sardi. A Bosa, la celebrazione di Sant’Antonio del fuoco è prevista per oggi. L’accensione del falò ai piedi del ponte sul Temo e una processione invocherà un anno buono per tutti.