Venerdì 9 febbraio alle 20.30 (turno A) si alza il sipario sulla Stagione lirica e di balletto 2024 del Teatro Lirico di Cagliari. Una stagione sempre molto attesa dal numeroso pubblico che quest’anno assume anche un valore aggiunto e un carattere di ripresa ancora più importanti e che, nonostante la breve durata, propone un ricco cartellone di opere e balletto.
Dopo le inaugurazioni dedicate alla musica del Novecento italiano (La campana sommersa nel 2016 e La bella dormente nel 2017, entrambe di Respighi, Turandot di Busoni nel 2018, Palla de’ Mozzi di Marinuzzi nel 2020, Cecilia di Refice nel 2022, Gloria di Cilea nel 2023), la Stagione 2024 vede un’altra preziosa rarità musicale questa volta di Arrigo Boito (Padova, 1842 – Milano, 1918) che viene eseguita per la prima volta in Sardegna: Nerone, tragedia in quattro atti, su libretto proprio. La seconda ed ultima opera composta da Arrigo Boito che la lasciò incompiuta e che viene completata da Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini, viene rappresentata per la prima volta il 1° maggio 1924 al Teatro alla Scala di Milano (direttore Arturo Toscanini), ed ottiene, per l’epoca, uno straordinario successo (“il più grande evento artistico dell’anno” scrissero), anche se presto uscirà dal repertorio dei teatri ed è ormai raramente eseguita (l’ultima esecuzione in Italia risale al 1975 all’Auditorium Rai di Torino, diretta, in forma di concerto, da Gianandrea Gavazzeni).
Nerone viene rappresentata in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari firmato per la regia da Fabio Ceresa (Rivolta d’Adda, 1981), apprezzato librettista e artista al suo debutto a Cagliari, che, fra l’altro, ha curato, nel 2015, il libretto per La Ciociara di Marco Tutino, eseguita al Teatro Lirico di Cagliari nel 2017; per le scene da Tiziano Santi, per i costumi da Claudia Pernigotti, per le luci da Daniele Naldi e per la coreografia da Mattia Agatiello.
Una lettura didascalica e il pieno rispetto del libretto sono alla base di questa proposta visiva dell’opera che presenta scene lineari, pulite, per lasciare ampio spazio alla recitazione degli artisti che vestono costumi colorati e di pregevole fattura. Il regista ha pensato ad un ponte ideale tra l’impero romano del I secolo d. C. (l’epoca, appunto, di Nerone) e l’impero coloniale italiano degli anni intorno alla prima dell’opera. Le riconoscibili architetture dell’EUR e della cupola della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo (unica basilica romana ad essere terminata nel Novecento), si fondono con colonne, cippi, rovine, aquile e làbari romani in un’atmosfera omogenea e di sicuro fascino. Di enorme rilievo il sipario e l’ultimo quadro dell’opera, dove spicca il ritratto di Nerone, fedele riproduzione dell’originale marmoreo che si può ammirare al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Segui gli aggiornamenti su Unica Radio