Nerone di Arrigo Boito

teatro lirico di cagliari
Dietro le quinte
Nerone di Arrigo Boito
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Nerone è un’opera tragica in 4 atti, di Arrigo Boito, come nel Mefistofele Boito curò sia la musica sia la stesura del libretto.

Come avverrà nel 1924 con Giacomo Puccini, per Turandot, la morte di Boito avvenuta il 10 giugno 1918, lasciò l’opera incompiuta. Completata su incarico di Arturo Toscanini dai maestri Antonio Smareglia e Vincenzo Tommasini, l’opera vide le scene per la prima volta il primo Maggio 1924 al teatro alla scala, in una trionfale rappresentazione postuma.

Il successo e l’oblio

Il grandioso successo ottenuto non lasciava certo presagire che l’opera cadesse nel dimenticatoio, viene infatti rappresentata rarissime volte e altrettanto rara è la discografia disponibile. Nerone fu tradotto in armeno dal Padre della ‘Congregazione Mechitarista di San Lazzaro in Venezia’ Don Arsen Ghazikian poiché l’opera destò una notevole attenzione culturale.

La versione in prosa

Arrigo Boito realizzò una “versione in prosa”, in cinque atti, con un atto finale, nel quale Nerone durante la recita dell’ Orestea di Eschilo cade preda di un crollo psicologico, l’apparizione dello spettro di Agrippina, lo riporta tematicamente alla scena iniziale, dove cerca di placare le furie materne. Quest’atto, presente nel libretto originale, venne abbandonato su consiglio di Giulio Ricordi, ed è sconosciuto all’opera lirica.

O Simon Mago o miseri seguaci…

È impossibile non citare la figura di Simon Mago, personaggio ripreso da Dante nell’inferno, il cui nome ha dato spunto alla coniazione del termine Simoniaco, che indica una persona rea del peccato di Simonia, ovvero lucrare sulla fede religiosa del prossimo.

Atto I

La via Appia

Nella grande Via consolare Appia, dei viandanti intonano un “Canto d’amor“. È notte fonda, Nerone, confida a Tigellino di venir tormentato dalle Erinni, terribili creature divine, mitiche vendicatrici che lo tormentano dai tempi del matricidio. Tigellino rassicurandolo gli consiglia di partecipare al rito di Simon Mago che placherà i Mani dei Agrippina.

L’Erinni riappare durante il rito, Nerone fugge  terrorizzato, Simon Mago le chiede di presentarsi, è Asteria, una fanciulla innamorata di Nerone (È il mio nume!). Il mago vuol servirsene per favorire l’imperatore. Lungo l’Appia, Rubria, una ragazza cristiana, prega Dio (Padre Nostro), Fanuél, il capo dei cristiani, la invita ad allontanarsi, poiché sta arrivando il Grande Nemico, Simon Mago, egli esorta Fanuél a vendergli i suoi miracoli, al rifiuto del Cristiano i due si lasciano, infuriati. Tigellino avvisa Nerone che il popolo sta venendo verso di lui, egli teme per la sua vita, ma il polo vuole portarlo a Roma in trionfo (Fortuna a fronte!).

Atto II

Nel tempio di Simon Mago

Nel tempio, durante i riti (Stupor! Portento!) Simon Mago, con i suoi seguaci trama di ridurre Nerone in suo potere. L’imperatore giunge nel tempio, il mago lo invita all’altare (Su quell’altare), apparire Asteria in vesti divie. Nerone è estasiato (Ecco, la Dea si china), ma sospetta che sia un inganno, vista la reazione “umana” della finta dea, che lo bacia. L’imperatore ordina che Asteria sia gettata nella fossa delle serpi, e l’arresto di Simon Mago, e sedutosi sull’altare, come Apollo, inizia a suonare la cetra.

Atto III

Nell’uscio dell’orto

Fanuél e i cristiani sono riuniti in preghiera (canto delle beatitudini: E vedendo le turbe), giunge Asteria, sopravvissuta alla fossa dei serpenti li avverte che Nerone ha ordinato anche il loro arresto. Giungono i soldati romani guidati da Simon Mago, al suo arresto Fanuel chiede ai fratelli di pregare per lui (Cantate a Dio).

Atto IV Quadro Primo

L’oppidum del circo massimo

Gobrias avvisa Simon Mago dell’incendio dell’Urbe, appiccato da Asteria per poter fuggire liberamente. Nerone ne è già al corrente e se ne compiace con Tigellino (Ciò ch’io struggo). I cristiani sono messi a morte al Colosseo, una vestale,”Rubria velata” invoca per essi la grazia, Simon Mago riconosce la giovane che viene condannata anch’essa con i cristiani, Divertito, Nerone condanna anche Simon Mago (E tu non voli?). Il popolo entra all’interno del circo, mentre Gobrias lancia l’allarme: L’incendio, arrivato alle fornici, divampa violentemente.

Quadro Secondo

Lo spoliarium del circo massimo

Asteria e Fanuél nello spoliarium, l’antico obitorio cercano Rubia (Scendi, cerchiam tra i morti). Scorgono il cadavere di Simon Mago. Rubria, ferita è ancora viva, mesta per aver servito un falso dio come vestale, svela il suo amore a Fanuél, egli la perdona, e la sposa in estremis, subito dopo ella muore. Fanuél fugge subito, Asteria si attarda a contemplare Rubria, la rabbia che prova per lei si tramuta in perdono, la preghiera che recita termina giusto in tempo per permetterle di fuggire prima del crollo dello spoliarium.

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