Al centro “Giovanni Lilliu” di Barumini allestita una mostra che conferma il forte legame nuragico tra le due regioni
Così lontane, ma legate da un filo antichissimo. A Barumini è visitabile una mostra nella quale si esalta il legame tra Sardegna e Umbria, addirittura risalente al nuragico. L’esposizione è stata allestita al centro “Giovanni Lilliu” famoso per il sito archeologico “Su Nuraxi” (patrimonio Unesco). La mostra rimarrà aperta fino al 20 giugno.
L’obiettivo dell’esposizione è quello di creare una sorta di gemellaggio tra Sardegna e Umbria nel segno del patrimonio archeologico in comune. A rendere questo legame così forte è un pezzo in particolare: la navicella nuragica del Trasimeno, che rappresenta un simbolo del nesso storico tra le due regioni.
Rinvenuta nel 2007 durante dei dragaggi nel lago Trasimeno, a San Feliciano di Magione (Perugia), questa navicella in bronzo offre una preziosa chiave di lettura per comprendere le relazioni tra le culture nuragica e umbra.
La navicella nuragica del Trasimeno si inserisce all’interno di un contesto storico e culturale di grande rilievo per la Sardegna. La sua presenza in Umbria, infatti, testimonia i contatti e gli scambi commerciali che avvenivano tra le due regioni durante l’Età del Bronzo. Questo aspetto è incredibile se si pensa all’importante distanza che intercorre tra i due territori.
Il contenuto della mostra
In occasione della mostra di Barumini, per la prima volta la navicella nuragica del Trasimeno lascia l’Umbria e approda in Sardegna, dove sarà esposta al pubblico. Questo viaggio rappresenta un’occasione unica per ammirare un reperto di grande valore storico e simbolico, capace di far dialogare due culture diverse eppure legate da profondi legami.
Oltre all’importante pezzo, sarà possibile ammirare tantissimi altri materiali del Museo nazionale dell’Umbria, concessi da quest’ultimo in vista dell’iniziativa.
La mostra si articola in tre sezioni: la prima esplora le relazioni tra Sardegna e Umbria al tempo dei nuraghi. Attraverso manufatti in bronzo come asce, pugnali, punte di lancia, navicelle, bottoni e lingotti di rame, emerge un quadro vivido degli scambi e dei contatti che intercorrevano tra le due culture.
La seconda sezione ci conduce in un viaggio affascinante nelle tradizioni popolari. I 60 amuleti sardi della collezione Giuseppe Bellucci, studioso perugino appassionato di paleoetnologia e tradizioni popolari, ci offrono uno spaccato di un mondo ricco di rituali, credenze e superstizioni. Amuleti, oggetti terapeutici e strumenti magico-religiosi ci raccontano di come le persone si proteggevano dalle avversità e invocavano la fortuna.
La terza sezione è invece dedicata al carteggio tra Bellucci e il Canonico Spano, archeologo, linguista ed etnologo sardo. L’epistolario, custodito in parte alla Soprintendenza umbra e in parte alla Biblioteca Universitaria di Cagliari, viene esposto per la prima volta e ci permette di conoscere meglio il pensiero e le ricerche di questi due studiosi.