La Grande Prosa di CeDAC: “Oja, o Ma'”, spettacolo tratto dal libro di Francesco Abate, con Rossella Faa e Fabio Marceddu giovedì 21 marzo alle 21 a San Gavino Monreale
Oja, o Ma’ è un intrigante e divertente spettacolo del Teatro dall’armadio, liberamente tratto da “Mia madre e altre catastrofi” di Francesco Abate, in cartellone giovedì 21 marzo alle 21 al Teatro Comunale di San Gavino Monreale. Lo spettacolo, nella traduzione in lingua sarda di Cristian Urru, con Rossella Faa, in alternanza all’attrice Lia Careddu, e Fabio Marceddu e le elaborazioni e incursioni musicali di Antonello Murgia, con drammaturgia e regia di Fabio Marceddu in collaborazione con Antonello Murgia, è sotto le insegne della Stagione 2023-2024 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC, Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna, con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni e con il patrocinio ed il sostegno del MiC, Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e dei Comuni aderenti al Circuito e il contributo della Fondazione di Sardegna.
Lo spettacolo
Una pièce dolceamara e dal sapore quasi autobiografico incentrata sulla figura della madre, una donna moderna ed evoluta, che incarna anche antichi saperi e tradizioni. Appare agli occhi del figlio bambino come una sorta di divinità potente e terribile ma anche protettiva e benevola. Emerge il ritratto di una donna formidabile, dotata di uno spiccato senso dell’umorismo oltre che di una lucida e acuta capacità di giudizio. È consapevole della propria autorità e del proprio ruolo sociale, delle proprie responsabilità e di quelle altrui. Di fronte alle avversità non si tira indietro né si lascia vincere dallo sgomento. È premurosa ma non troppo, tanto da concedere ai figli quel grado di autonomia ch’ella reputa sufficiente e necessario. Non sente l’obbligo di doversi spiegare di fronte a una comunità non ancora abbastanza matura da comprendere l’importanza dell’emancipazione e forse neppure il valore della libertà.
Il commento dei registi
«Tornare alla lingua Madre per parlare della Madre per eccellenza, questo è quello che ci permette di fare questa traduzione della esilarante “Mia madre e altre catastrofi” di Francesco Abate nella versione in sardo di Cristian Urru. Per noi» – affermano Fabio Marceddu e Antonello Murgia – «avvicinarci alla Madre di Abate e diventare parte dei suoi cantori è un modo per raccontare la Madre Sarda, nella sua variante casteddaia, una madre granitica e ironica, che non si fa schiacciare dalle sofferenze e dal destino che a volte infierisce, ma che anzi lo domina come una tigre, insegnando ai più deboli a diventare più forti. La riduzione, necessaria per la rilettura si affida al gioco delle parti, dove tutti diventano madri, figlio ed altri attori di questo scenario che è insieme calvario e redenzione, percorso necessario per ritrovarsi, dove Mamai, grande madre, è contemporaneamente “formatrice e lenitrice”».
Il commento dell’autore
«Ho sempre guardato al teatro e al cinema ogni volta che ho scritto un libro.» – dice Francesco Abate – «Quando con Cristian Urru abbiamo messo mano alla versione in sardo di “Mia madre e altre catastrofi” da subito abbiamo sperato che una compagnia teatrale facesse suo questo testo e, secondo la tradizione del teatro dialettale, portasse la storia in giro per le piazze. Il fatto che questo stia accadendo è la soddisfazione più grande. Ancor di più vedere un teatro a Cagliari riempirsi per un’opera interamente recitata in sardo».