Punto focale del patrimonio culturale: la chiesetta di Sant’Anastasia di origine bizantina, anche se il suo assetto attuale risale al XV secolo
Andrea Caddeo, Pres. Coop. Villa Abbas, ci rende testimonianza del patrimonio culturale di Sardara. Il paese stesso di Sardara sorge sull’imponente zona sacra di S. Anastasia dove si trova l’omonimo tempio a pozzo, risalente al XIII-XII secolo a.C.. In vari siti sono venute alla luce emergenze fenicio-puniche, ma è all’epoca romana che risalgono le testimonianze più rilevanti, come il centro termale Aquae Neapolitanae (II sec. d.C.), presso il quale sorse un grosso borgo che è indicato col nome di villa “Santa Maria de is Àcuas” nel trattato di pace stipulato nel 1388 fra Eleonora d’Arborea e Giovanni I d’Aragona.
“Villa Abbas è una cooperativa che nasce nel 1986 con l’obiettivo di valorizzare il territorio di Sardara- afferma Andrea Caddeo-, con lo scopo di contribuire alla crescita sociale ed economica del paese facendo leva soprattutto sulla cultura e la tradizione. Cosa che si è resa possibile grazie ad un gruppo di giovani che si è riunito con questo intento”.
La chiesetta di Sant’Anastasia in particolare presenta origini bizantine, anche se il suo assetto attuale risale al XV secolo. Fa parte della parrocchia della Beata Vergine Assunta, diocesi di Ales-Terralba, al suo interno si trova un pozzo sacro di età nuragica oltre a una fonte battesimale del ‘500, un Cristo ligneo del ‘600 e la statua della santa.
“Un progetto a cui teniamo molto è quello di mettere in risalto la chiesetta di Sant’Anastasia- conclude Caddeo-, nota per il pozzo sacro al suo interno. Rappresenta uno dei templi dell’acqua che hanno assunto nomi di santi o sono affiancati ad una chiesa in Sardegna. Templi che raffigurano una sorta di sincretismo religioso tra i vecchi e i nuovi culti religiosi infatti si può pensare a un riutilizzo dell’antico santuario come fonte di approvvigionamento idrico”.