Un nuovo studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha svelato come i boschi di faggio italiani si adattano al cambiamento climatico. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, evidenzia la capacità di queste foreste di resistere alla siccità e ad altri eventi estremi, ma anche la loro vulnerabilità in alcune zone del Paese.
L’efficienza dell’acqua: una chiave per la sopravvivenza
Lo studio ha analizzato l’efficienza intrinseca nell’uso dell’acqua, ovvero la quantità di carbonio immagazzinata per unità di acqua utilizzata. In periodi di siccità, i faggi chiudono gli stomi per ridurre la perdita di acqua, aumentando l’efficienza. Tuttavia, questo può portare a carenze di carbonio e, a lungo termine, alla morte della pianta.
Strategie diverse a seconda del clima
Le faggete italiane mostrano diverse strategie di adattamento al clima. Alcuni boschi, come quelli del Sud Italia, hanno una maggiore efficienza nell’uso dell’acqua, mentre altri, come quelle del Trentino Alto Adige, soffrono maggiormente la siccità.
Segnali precoci di stress e implicazioni per la gestione forestale
Lo studio ha identificato foreste che, pur sembrando in buone condizioni, mostrano segnali precoci di stress a causa di eventi climatici estremi. Questo è importante per la gestione forestale, in quanto indica la necessità di interventi mirati per proteggere queste foreste.
Un passo avanti per la conservazione globale delle foreste
Comprendere i meccanismi di resilienza dei faggi è fondamentale per sviluppare strategie di conservazione efficaci a livello nazionale e globale. In un mondo in rapido cambiamento, questa conoscenza è preziosa per proteggere questo ecosistema vitale.
Un futuro incerto per le faggete italiane
La ricerca del CNR è un primo passo importante per comprendere come i boschi di faggio italiani si adattano al cambiamento climatico. Tuttavia, è necessario continuare a monitorare queste foreste e soprattutto sviluppare strategie di adattamento efficaci per garantirne la sopravvivenza a lungo termine.