Se fate parte di quelli che hanno già festeggiato da un po gli ‘anta, probabilmente conoscete bene il nome di Alan Parson. Elemento fondamentale del successo dei Pink Floyd e musicista di primissimo ordine, Parson ha raggiunto nel corso dei decenni un elevato grado di popolarità tra gli appassionati di rock grazie a una ricca produzione musicale molto attenta a timbri e suoni, costruendo un gigantesco universo narrativo di concept album in concept album.
Ecco, tra questi è difficile rimanere indifferenti di fronte alla copertina di The Turn Of A Friendly Card, un disco uscito nel 1980 che ha preparato ulteriormente il successo per la vera esplosione di Parson in termini di popolarità (arrivata poi un paio d’anni dopo con Eye in the Sky).
Turn Of A Friendly Card è un disco molto particolare perché parla da molto vicino del mondo del gioco d’azzardo prima che i casino online diventassero popolari come lo sono ora; andiamo insieme a scoprire perché
La genesi del disco
La tematica del gioco d’azzardo raccontata con ricchezza di dettagli all’interno del disco è figlia diretta di una cosa: il casinò di Monte Carlo. Questo perché, nell’autunno del 1978, Alan Parsons ed Eric Woolfsons (i principali autori di questo disco) si trasferirono con le rispettive famiglie in quel di Monte Carlo, nel principato di Monaco, per motivazioni fiscali andando a Parigi, presso lo Studio Acousti, per registrare un disco.
Abitare per anni nel principato di Monaco, chiaramente, non poteva altro che portare alla frequentazione tanto del Casinò di Monte Carlo quanto dei suoi avventori, che con racconti, suggestioni e caratteri hanno rappresentato una parte dell’umanità: quella che gioca e che rischia; proprio da questa somma di frammenti nasce Turn Of A Friendly Card, un disco che parla degli eccessi e delle emozioni di chi inizia a “parlare” con le carte, con i numeri, con il rischio e con le possibilità.
Tra suoni e visioni
Dal punto di vista musicale Turn Of A Friendly Card, quinto album dell’Alan Parsons Project, è ricchissimo, pieno di grandi idee e di rivelazioni sorprendenti. Canzoni come May be a price to pay o Games People Play riescono a concentrare al loro interno la scrittura pop di Alan Parsons con echi rock e con un livello di intensità notevolissimo.
Il disco, poi, trova il tempo e la voglia per presentare anche momenti più riflessivi come The Gold Bug, una canzone strumentale come molto intensa (stranamente qui non inserita in apertura del disco) menter chiude i giochi come la title track, una canzone di sedici minuti che in cinque diverse sezioni racconta, attraverso il potere della musica progressive, la storia di un uomo che finisce per perdere tutto.
Iconica la copertina, non dissimile per inventiva alle grafiche che animano le slot online di Betfair: parliamo infatti di una vetrata ispirata al mondo dei rosoni decorati delle chiese con sovrimpressa una carta del poker, il tutto con luce che sgorga dai vari frammenti colorati. Ancora oggi parliamo di una copertina che è seconda a nessuno per iconicità.