La mostra À pied cura di Cinzia Cogoni e Caterina Ghisu sarà esposta al Centro Comunale Il Ghetto di Cagliari
Dal 9 maggio al 22 giugno 2024 al Centro Comunale d’Arte Il Ghetto di Cagliari apre al pubblico la mostra fotografica À pied di Elisabeth Euvrard. L’esposizione è a cura di Cinzia Cogoni e Caterina Ghisu. L’ha prodotta altresì Agorà Sardegna e CoopCulture in collaborazione con il Comune di Cagliari ed Europe Direct.
L’inaugurazione della mostra coincide volontariamente con la ricorrenza della Festa dell’Europa. Di conseguenza, è un’occasione per promuovere proprio i valori e i futuri goal della stessa.
Nel percorso fotografco lo sguardo di Elisabeth Euvrard allena le sensibilità verso l’osservazione della varietà.
Si fa occasione di ascolto di una comunità europea varia e in costante mutamento.
In effetti l’antropologa, che vive e lavora a Parigi dopo aver lavorato anni in Italia, è un emblema di questo cambiamento.
La sua ricerca si innesta nella lunga tradizione francese della fotografa umanista che, partendo da Eugène Atget, arriva a Brassaï. Considera suo maestro Raimond Depardon.
Un occhio fotografico e antropologico
Lo sguardo di Elisabeth Euvrard sceglie di concentrarsi sui piedi, scalzi o calzati, che divengono la parte per il tutto dei suoi soggetti. Li coglie per strada, in metropolitana, nei parchi, al lavoro.
La fotografa copre un’umanità attraverso la postura dei piedi, svela le povertà, le solitudini e le ferite. Queste si riflettono nel consumo, nell’assenza di scarpe, o nell’usura di un tacco. L’antropologa definisce gli scatti una sociologia dell’intimo, ricca di dettagli che raccontano le mode e gli ambienti socioculturali del nostro tempo.
“À pied”, racconta Cinzia Cogoni, “nasce da un’occasione e dall’incontro fortuito di parole ed immagini in una bella giornata di sole. Parole e passi, segni e significati che danzano e che arrivano al presente e alla fotografa di Elisabeth Euvrard che ha fermato parole e pensieri in tante immagini.
Questa mostra ritrae gente ignara ed ignota i cui piedi, inconsapevoli, sono stati fermati in uno scatto.”
Di fatto, nessuno conosce la loro identità, nessuno conosce davvero le loro personali vicende, ma per contro, ogni immagine suggerisce una parola. Di conseguenza, si può intuire immediatamente il contesto di una vita. A seguito di ciò, ecco realizzarsi davvero un incontro felice tra l’immagine e il significato più profondo di quella parola. In conclusione, un’epifania della comprensione che svela, e il rivelato appare all’improvviso. Gesti, colori e movimenti si fondono qui dunque in un unico momento di comprensione.