Enrico Franceschini a Cagliari per il suo nuovo libro “La mossa giusta”
Oggi a Unica Radio si è svolta l’intervista a Enrico Franceschini, scrittore e giornalista, nonché autore del suo nuovo libro “La mossa giusta“. Lunedì 1 luglio alle ore 19:00 l’autore sarà a Cagliari dove, nel giardino della Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto” (via Dei Genovesi 114) presenterà il suo libro in dialogo con l’operatrice culturale Giannella Delrio.
Si parte dalla sua passione per la scrittura e il giornalismo, passione che Enrico coltiva da quando era ragazzino, “persino bambino” afferma. Da piccolo faceva i giornalini alle elementari e la maestra si complimentava con lui per i suoi temi caratterizzati da un stile da giornalista. Quella maestra ci aveva visto bene perché a 17 anni Enrico comincerà a scrivere di sport per i giornali locali di Bologna, la sua città.
Successivamente continuerà a scrivere finché, dopo gli studi, prenderà un volo per l’America, dove realizzerà quello che sarà il lavoro di una vita, ricoprendo il ruolo di corrispondente estero in giro per il mondo e nel frattempo continuerà con la scrittura pubblicando libri di narrativa e di saggistica.
Il messaggio di uno scacchista
Si passa alla sua ultima creazione, il libro “La mossa giusta“, in particolare da dove proviene l’idea iniziale del progetto. La risposta è interessante, poiché tutto nasce da un messaggio arrivatogli su un social media, da una persona a lui sconosciuta. Questa persona nel messaggio afferma di essere un lettore dei suoi libri, uno scacchista e che a parer suo dovesse scrivere un romanzo su questo grande giocatore del passato: Ossip Bernstein, un ebreo ucraino.
Da una breve ricerca Enrico apprende che questo giocatore di scacchi aveva davvero avuto una vita romanzesca, poiché da un lato aveva, grazie agli scacchi e al suo lavoro di avvocato, costruito tre volte la propria fortuna, fortuna che perse tutte e tre le volte a causa delle tre grandi ideologie del tempo: prima il comunismo, poi il capitalismo e infine il nazismo. Durante la guerra civile in Russia, aveva giocato una partita a scacchi con in palio la propria vita: se avesse perso sarebbe stato fucilato, se avesse vinto sarebbe stato liberato. Enrico si è preso cura dei vuoti mancanti della storia colmandoli di propria inventiva dando un tocco professionale ineguagliabile.
Enrico nella sua storia ha voluto esplorare un pezzo di storia del 900, il romanzo inizia nel 1882 e arriva fino alla guerra fredda degli anni ’60, con la crisi dei missili a Cuba. La spinta nel sviluppare questo racconto è stata data anche dai due conflitti attuali, quello in Ucraina e quello di Gaza, con il quale Enrico ha voluto anche esplorare e illustrare le radici di queste due guerre.
Gli scacchi come metafora dell’esistenza
Si parla poi dell’importanza della versatilità tra la scrittura creativa e quella giornalistica, che Enrico afferma sempre esser riuscito a conciliare al meglio. Aggiunge che “La mossa giusta“, tra i suoi scritti, è stato quello più impegnativo essendo un romanzo storico: non voleva risultasse pesante, che non sembrasse un saggio. Enrico voleva un romanzo sugli scacchi che potesse esser letto anche da chi non ci gioca. Gli scacchi sono diventati per lui lo strumento attraverso il quale dimostrare una metafora dell’esistenza: ogni tanto bisogna attaccare, ogni tanto bisogna difendersi e ogni tanto bisogna aspettare il momento di fare la mossa giusta.
L’intervista continua trattando un tema di particolare attualità: la tecnologia. Il quesito posto verteva su quanto e come la tecnologia abbia cambiato il modo di fare e di definire il giornalismo. Enrico definisce questo cambiamento enorme e torna indietro nel tempo all’inizio della sua carriera, quando a New York e ancora prima in Italia, dove mandava gli articoli con il telex, per telefonare al giornale bisognava trovare una cabina del telefono, c’erano di famosi dimafonisti.
Adesso abbiamo i social media, le e-mail, è tutto estremamente più facile e veloce. É cambiato il modo di fare giornalismo ma non è cambiata la sostanza che è sempre quella di raccontare quello che succede attorno a noi. Si parla infine di progetti futuri, dove Enrico afferma di voler continuare la sua carriera da giornalista e di concludere il romanzo che sta ancora attualmente scrivendo, una storia che ha la Russia nello sfondo.