Sharper Night 2024

Ricerca: “il cervello del cuore”, le cellule cardiache possono autoripararsi con le neurotrofine

Le nuove scoperte rivelano che il cuore possiede un proprio nucleo di neuroni, aprendo nuove prospettive terapeutiche.

Recenti scoperte scientifiche rivelano che il cuore possiede un nucleo di neuroni con funzionalità sorprendenti, formando un vero e proprio “cervello del cuore”. Questa scoperta, situata tra l’aorta e l’arteria polmonare, mostra come il cuore interagisca con il cervello “primario” e gli altri “cervelli” del corpo. Le ricerche si concentrano sul BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), una neurotrofina isolata a Monaco di Baviera nel 1982, nota per le sue funzioni vitali, tra cui la sopravvivenza neuronale e la plasticità sinaptica. Queste nuove conoscenze potrebbero rivoluzionare il trattamento delle malattie cardiache e neurodegenerative.

Un “cervello” nel cuore: la scoperta dei neuroni cardiaci

Studi scientifici recenti hanno scoperto che il cuore contiene tra 50.000 e 70.000 neuroni. Un vero e proprio “cervello del cuore”. Questa scoperta è stata posizionata tra l’aorta e l’arteria polmonare. Questo nucleo neuronale interagisce non solo con il cervello principale ma anche con altri centri neuronali nel corpo. Partendo da queste scoperte, la ricerca si è focalizzata sul ruolo del BDNF, una neurotrofina fondamentale scoperta a Monaco di Baviera nel 1982. Il BDNF è noto per promuovere la sopravvivenza neuronale, la plasticità sinaptica e la crescita neuronale. Queste funzioni hanno evidenziato il suo potenziale nel trattamento di malattie nervose e neurodegenerative, aprendo nuove strade per la ricerca in ambito cardiologico.

Il BDNF e il cuore: nuovi orizzonti terapeutici

Una recente pubblicazione su Minerva Cardiology and Angiology descrive gli effetti positivi del BDNF low dose su pazienti con Fibrillazione Atriale Parossistica, una forma di aritmia benigna. Il gruppo di ricerca guidato da Massimo Fioranelli, specialista in Cardiologia e professore associato di Fisiologia all’Università Guglielmo Marconi di Roma, ha dimostrato come il BDNF possa aiutare le cellule cardiache a “ringiovanire” grazie ai suoi effetti trofici e rigenerativi. Durante il Symposium sulla Medicina dei Sistemi, tenutosi presso l’Università degli Studi di Milano e promosso da Guna, Fioranelli ha spiegato come ogni parte del corpo umano, dai sistemi agli organi e tessuti, fino alle singole cellule, faccia parte di un sistema complesso e interconnesso.

Medicina dei Sistemi: una visione integrata

Nel suo intervento al Symposium sulla Medicina dei Sistemi, Massimo Fioranelli ha sottolineato l’importanza di una visione integrata del corpo umano. Ha ribadito che ogni componente del corpo lavora in sinergia per mantenere la salute e il benessere. Il BDNF, secondo Fioranelli, può giocare un ruolo chiave non solo nel migliorare le condizioni cardiache, ma anche nell’integrazione delle funzioni del cuore con altri organi. Alessandro Pizzoccaro, presidente e fondatore di Guna, ha confermato che queste scoperte rappresentano un grande supporto per lo sviluppo della Medicina dei Sistemi, rafforzando l’idea che il corpo umano sia una struttura unitaria in cui tutte le componenti lavorano insieme.

La sinergia del corpo umano: nuove prospettive

Grazie al lavoro di ricercatori come Massimo Fioranelli, abbiamo ora una comprensione più profonda di come il corpo umano funzioni come un sistema integrato. La scoperta del “cervello del cuore” e il ruolo del BDNF nella rigenerazione delle cellule cardiache offrono nuove prospettive terapeutiche. Questi studi sottolineano l’importanza di considerare il corpo umano nella sua interezza, riconoscendo l’interconnessione tra i vari sistemi e l’impatto delle neurotrofine come il BDNF sulla salute cardiaca e generale. Queste scoperte aprono la strada a nuovi trattamenti che potrebbero migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti con malattie cardiache e neurodegenerative.

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About Andrea Mura

Laureando in Beni culturali e spettacolo Tifoso della Ferrari di Formula uno dall'età di quattro anni. Appassionato poi di arte, musica rock e d'autore. Ogni tanto suono la chitarra (male)

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