Un’opera teatrale ricostruisce il dramma del rapimento di Giuliana Sgrena, giornalista de Il Manifesto, e la tragica morte di Nicola Calipari. Un evento che unisce teatro civile e memoria storica, riflettendo sui delicati equilibri tra politica, terrorismo e informazione
Un dramma di spionaggio internazionale e terrorismo, che ha segnato indelebilmente la storia del giornalismo italiano, torna a vivere sulla scena. Il rapimento di Giuliana Sgrena e la tragica fine di Nicola Calipari vengono raccontati in una pièce coinvolgente e intensa. Il tutto è diretto e interpretato da Fabrizio Coniglio. Lo spettacolo, intitolato “Il viaggio di Nicola Calipari”, sarà in scena domani, lunedì 12 agosto, alle 21.30. La location è il suggestivo Cortile dell’ex Asilo di Santu Lussurgiu, nell’ambito del XVI Festival “Percorsi Teatrali”, organizzato dal Teatro del Segno. Una rappresentazione che, grazie alla collaborazione con artisti come Anna Mallamaci e alla produzione del Tangram Teatro di Torino, cerca di fare luce su uno degli episodi più controversi della recente storia italiana.
La vicenda al centro dello spettacolo si ispira al rapimento della giornalista Giuliana Sgrena, avvenuto il 4 febbraio 2005 a Baghdad, Iraq. Sgrena, inviata de Il Manifesto e collaboratrice del settimanale tedesco Die Zeit, era impegnata in una serie di reportage sulle conseguenze della guerra in Iraq. Durante la sua prigionia, durata un mese e caratterizzata da momenti di grande tensione e speranza, Sgrena venne tenuta ostaggio da un’organizzazione jihadista. La sua liberazione, avvenuta il 4 marzo 2005, doveva rappresentare un momento di gioia per l’Italia. Si trasformò, però, in tragedia con l’uccisione di Nicola Calipari, l’agente del SISMI che aveva negoziato la sua liberazione. Calipari, mentre stava conducendo Sgrena all’aeroporto di Baghdad, venne colpito a morte da colpi di arma da fuoco sparati dalle forze armate statunitensi. Questo venne definito come un caso di “fuoco amico”.
Una missione tragica tra verità e misteri
Il dramma di Nicola Calipari non si esaurisce nella sua morte. Si estende alle numerose contraddizioni e zone d’ombra che ancora oggi circondano l’intera vicenda. Lo spettacolo di Fabrizio Coniglio offre una ricostruzione dettagliata di quegli eventi. Si basa su documenti ufficiali, testimonianze dirette e il diario della prigionia di Giuliana Sgrena. Attraverso un lavoro minuzioso di drammaturgia, Coniglio mette a confronto le due versioni ufficiali, quella italiana e quella statunitense, evidenziando le discrepanze che emergono da queste narrazioni.
Il “viaggio” raccontato in scena è quello di una missione difficile, inizialmente portata a termine con successo, ma tragicamente culminata in un episodio che ha sollevato molti interrogativi e che continua a suscitare dubbi sull’effettiva collaborazione tra Italia e Stati Uniti in quel contesto. La pièce, inserita nel programma del Festival “Percorsi Teatrali” di Santu Lussurgiu, si distingue per la sua capacità di unire teatro civile e ricostruzione storica, invitando lo spettatore a riflettere su temi di grande rilevanza politica e sociale.
Tra cronaca e teatro: la ricerca della verità
“Il viaggio di Nicola Calipari” si propone non solo come una ricostruzione storica, ma anche come un tentativo di restituire dignità e verità ai protagonisti di una vicenda complessa e dolorosa. Sul palco, in una scenografia essenziale, Fabrizio Coniglio e Anna Mallamaci danno vita a una narrazione intensa e coinvolgente, che ripercorre gli ultimi giorni di Giuliana Sgrena in Iraq, dal rapimento alla liberazione, fino alla tragica morte di Nicola Calipari.
L’opera di Fabrizio Coniglio non si limita a raccontare i fatti, ma esplora anche le implicazioni politiche e diplomatiche di quell’episodio, ponendo l’accento sulle responsabilità dei governi e sul ruolo cruciale giocato dai servizi segreti e dalle forze armate. È un’analisi critica che non si accontenta delle risposte ufficiali, ma cerca di andare oltre, interrogandosi sulle cause e le conseguenze di quanto accaduto.