Terra Nuova in collaborazione con Unica Radio e l’Università di Cagliari ha realizzato un podcast incentrato sull’agroecologia
In questa puntata si è parlato delle donne in agricoltura
Da sempre le donne si occupano di agricoltura. In un settore tradizionalmente considerato maschile, le donne hanno saputo affermarsi in autonomia e hanno rivoluzionato positivamente il settore.
Seppur a molti ciò non dica nulla, si dà il caso che le donne hanno contribuito ad accrescere l’agricoltura!
In agricoltura, il ruolo delle donne è sempre stato fondamentale, fin dalla rivoluzione agraria del Neolitico.
Infatti, mentre gli uomini si occupavano della caccia, le donne si dedicavano alla ricerca di frutti e alla coltivazione dei terreni. Tuttavia, la rivoluzione industriale, ha portato a una meccanizzazione agricola e ha posto come obiettivo la massimizzazione delle rese produttive. Ciò ha portato all’affermazione di un pensiero maschile di sfruttamento delle risorse, respingendo in secondo piano l’attitudine femminile alla cura dei campi. Fortunatamente negli ultimi 10-12 anni, sono aumentate le donne interessate a lavorare nel settore agricolo. Infatti, secondo i dati del Centro studi di Confagricoltura, in Italia ci sono 256.815 imprese guidate da donne nel settore agricolo, rappresentando il 14% del totale. Non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa e al di fuori dell’Europa; molte di loro, contribuiscono agli stessi processi produttivi ai quali lavorano gli uomini.
La manodopera femminile è aumentata ulteriormente nelle serre e nei processi di trasformazione del prodotto, tant’è che nei tempi attuali, molte donne agricoltrici si occupano delle coltivazioni, anche non tradizionali come mirtilli, fichi d’India, mango e avocado, ma anche della trasformazione di prodotti come olio e vino.
Nel 2024, il 30% delle aziende agricole è gestita da donne, che dimostrano grandi abilità di leadership e innovazione tecnologica, ma non solo. Le donne in agricoltura hanno anche contribuito a rendere il settore agricolo più green e sostenibile, diminuendo l’uso di pesticidi e ottimizzando l’uso dell’acqua e dei fertilizzanti. L’importanza delle donne in agricoltura va oltre il loro numero, ma porta anche benefici all’economia e alla sicurezza alimentare globale. Le donne in agricoltura lottano contro la fame, e lottano per promuovere un futuro più sostenibile, tutelando la sicurezza alimentare e la produzione di cibo salubre. Ad esempio, Vandana Shiva, scienziata e ambientalista, si batte per la biodiversità e l’agricoltura sostenibile, mentre Rosemary Morrow ha reso la permacultura accessibile a tutti. (Senza dimenticare Rachel Carson che nel 1962 denuncia la deriva dei pesticidi nella catena alimentare globale pubblicando Primavera silenziosa)
Sara Porru e lo spreco alimentare
Sara Porru, è un esempio di come le donne si impegnano ardemente in agricoltura, in quanto molto sensibili all’argomento. Infatti, come dimostrato, la Porru si batte per una problematica ancora diffusa: lo spreco alimentare.
La riduzione degli sprechi alimentari nelle scuole è fondamentale per risparmiare risorse e per educare gli studenti a stili di vita corretti e sostenibili. E’ sempre meglio educare fin da subito i bambini sulla riduzione degli sprechi alimentari e su quali cibi siano più salutari. E’ importante ricordare che alcuni cibi, come la carne, hanno un impatto negativo sull’ambiente, oltre alla produzione di CO2.
Il ritorno della donna in agricoltura
A quanto sembra, a differenza di come molti potrebbero pensare, le donne in agricoltura ci sono ancora, e sembrano aumentare, portando sempre più nuove iniziative più sicure e rispettose dell’ambiente.
Si è temuto il fatto che, a causa della rivoluzione industriale, che ha portato a una meccanizzazione e una massimizzazione in agricoltura e nelle rese produttive, il settore diventasse patriarcale e che quindi, la burocrazia attuale diventasse un ostacolo per le donne che volessero dedicarsi all’agricoltura. Ma a quanto pare non è così: la burocrazia ha ancora fiducia nelle donne, per cui permette loro di rendere il mondo un posto migliore. Quindi, c’è ancora speranza per il 2030 per raggiungere gli obiettivi prestabiliti?
Sara Porru si è dimostrata un’ottima imprenditrice agricola, con un grande ottimismo e senso di iniziativa, ma non è stata l’unica.
Tutti i Comuni italiani si preoccupano della tematica delle donne in agricoltura?
Come dimostrato, non solo il Comune di Nuoro, ma anche la Città Metropolitana di Cagliari si impegna nelle lotte contro tematiche ambientali serie, come lo spreco alimentare. Inoltre, anche Cagliari lascia che, a occuparsi del problema, sia una donna responsabile e risoluta. Tuttavia, la Ligia, sembra essere più pessimista per quanto riguarda l’attuale ruolo delle donne in agricoltura, rispetto alla Porru.
Purtroppo questa è la verità. Se nei continenti occidentali, il ruolo della donna non viene neanche riconosciuto nei paesi del terzo mondo il ruolo della donna viene pesantemente sfruttato. In alcuni Paesi a basso reddito, questa percentuale sale fino a rappresentare la stragrande maggioranza della forza lavoro. Nell’Asia meridionale si arriva al 71%, nell’Africa subsahariana al 66%. Le donne rappresentano il 45% della forza lavoro agricola nei paesi in via di sviluppo, con alcune aree in Africa e Asia che raggiungono addirittura il 60%. Nonostante questa maggioranza di donne nel settore dei paesi del terzo mondo, queste vengono sfruttate. Nonostante le ore e la quantità di lavoro, ottengono uno stipendio molto più basso di quanto non lo sia già quello di un uomo.
Oggi abbiamo avuto testimonianze di donne imprenditrici che si occupano di serie tematiche legate all’agroalimentare, come il riscaldamento globale, lo spreco alimentare e l’agenda 2030. Nonostante la rivoluzione industriale nelle campagne, sembra che il ruolo della donna stia tornando centrale nel settore, riportandolo al suo massimo splendore.
“Challenge – Le sfide dell’agroecologia”, il podcast realizzato da Terra Nuova in collaborazione con Unica Radio e il Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Cagliari, nel quadro del progetto progetto CHAlleNGE, finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo e promosso da Deafal, ACRA, Mani Tese, Terra Nuova, WWOOF, Reattiva, Open Impact, Altraeconomia.