Un team internazionale di scienziati ha sequenziato per la prima volta il genoma dello squalo della Groenlandia, il vertebrato più longevo al mondo. I risultati gettano luce sui meccanismi genetici che contribuiscono alla straordinaria durata di vita di questa specie.
Il squalo della Groenlandia (Somniosus microcephalus) rappresenta uno degli abitanti più elusivi e affascinanti degli abissi dell’Oceano Artico e dell’Atlantico settentrionale. Con una longevità stimata di circa 400 anni, è considerato il vertebrato più longevo al mondo. Un team internazionale di ricercatori, composto da scienziati di istituzioni prestigiose come il Fritz Lipmann Institute on Aging di Jena e l’Università di Copenhagen, ha recentemente sequenziato per la prima volta il genoma completo di questa specie, aprendo la strada a nuove scoperte sui meccanismi che regolano la longevità. Lo studio, pubblicato in anteprima su BioRxiv, ha visto la partecipazione anche di realtà italiane, tra cui l’Istituto di biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibf) e la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Il sequenziamento del genoma dello squalo della Groenlandia, con le sue 6,5 miliardi di coppie di basi, ha rivelato una complessità genetica superiore a quella dell’essere umano. Questa scoperta ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica, soprattutto per la presenza di numerosi elementi genetici ripetitivi, che in altre specie riducono la stabilità del DNA. Tuttavia, nel caso dello squalo della Groenlandia, l’elevato numero di ripetizioni sembra addirittura favorire la sua longevità. Il genoma, infatti, contiene geni duplicati coinvolti nei processi di riparazione del DNA, un meccanismo cruciale per proteggere l’organismo dall’invecchiamento. Alcuni di questi geni sembrano essere capaci di “sequestrare” quelli funzionalmente più rilevanti, copiandoli e contribuendo così alla straordinaria resistenza di questa specie alle degenerazioni cellulari.
Scoperte genetiche e longevità
Uno degli aspetti più interessanti emersi dallo studio riguarda l’importanza della proteina p53, nota come la “guardiana del genoma”. Questa proteina svolge un ruolo chiave nel coordinare la risposta del corpo ai danni al DNA, non solo negli esseri umani ma anche in molte altre specie. Nel caso dello squalo della Groenlandia, i ricercatori hanno osservato un’alterazione specifica di questa proteina, che potrebbe rappresentare un altro dei fattori alla base della longevità. Secondo Steve Hoffmann, biologo computazionale del Fritz Lipmann Institute, p53 è essenziale per la longevità, in quanto soppressore tumorale.
L’obiettivo di questo studio non si limitava a comprendere le caratteristiche genetiche dello squalo della Groenlandia, ma puntava anche a sviluppare una base solida per future ricerche sulla longevità in altre specie. Paolo Domenici, ricercatore del Cnr-Ibf di Pisa, ha sottolineato l’importanza di rendere subito disponibile il genoma alla comunità scientifica, affinché possa essere utilizzato per studi indipendenti e approfondire l’evoluzione della longevità.
Squalo della Groenlandia: una specie ancora misteriosa
Lo squalo della Groenlandia è ancora circondato da molti misteri, soprattutto per quanto riguarda il suo comportamento naturale, visto che vive in acque profonde e le uniche osservazioni dirette provengono da video sottomarini. Secondo Paolo Domenici, questa specie si muove lentamente, una caratteristica che potrebbe essere legata alla sua longevità. Lo squalo si nutre di foche, ma resta ancora sconosciuto il modo in cui riesce a catturarle, data la sua lentezza.
Nonostante queste sfide, lo studio del genoma rappresenta un passo fondamentale per comprendere meglio le caratteristiche fisiologiche estreme di questo affascinante animale. Il professor John Fleng Steffensen dell’Università di Copenhagen ha spiegato che la ricerca aiuterà a gettare luce su come le specie longeve siano capaci di riparare i danni cellulari, proteggendo così il loro DNA nel corso di lunghi periodi.