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Nuraghi: la sardegna verso il turismo con riconoscimento Unesco

L’inclusione del patrimonio dei Nuraghi nella lista Unesco potrebbe trasformare la Sardegna in una meta culturale di rilievo mondiale.

Una Sardegna che punta sui nuraghi: crescita economica e culturale

La Sardegna, da sempre riconosciuta come meta balneare per eccellenza, si prepara a ridefinire la propria immagine grazie alla candidatura del patrimonio nuragico alla lista dei beni Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Un progetto ambizioso, promosso dall’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, che mira a trasformare l’Isola in una destinazione turistica più complessa, integrando la sua offerta di spiagge con un ricco patrimonio culturale e archeologico.
I numeri parlano chiaro: dei 32 siti candidati, ben 22 sono già fruibili, attirando circa 450.000 visitatori ogni anno. Questi monumenti, che generano ricavi per 7 milioni di euro, sono gestiti da 150 addetti, e con il riconoscimento Unesco, si prevede una crescita significativa sia in termini di turismo che di ritorno economico.
Ma l’Unesco non riguarda solo la valorizzazione di monumenti, come il sito di Barumini, già riconosciuto dal 1997. L’obiettivo è quello di promuovere l’intera civiltà nuragica, rendendo immediata l’associazione tra questa antica cultura e la Sardegna nel contesto internazionale. In questo modo, si offre un’opportunità straordinaria per spingere i flussi turistici anche verso le aree interne dell’Isola e i , tipicamente trascurate, e destagionalizzare il turismo, attirando visitatori anche in primavera e i nuraghi in autunno.

Un progetto che coinvolge tutta la Sardegna

L’iniziativa, avviata nel 2021, ha portato all’inserimento dei 32 monumenti nuragici nella Tentative List italiana, primo passo verso il riconoscimento ufficiale da parte dell’Unesco. Il progetto nuraghi è frutto della collaborazione tra numerosi enti e associazioni locali, come i Dipartimenti di Archeologia delle università di Cagliari e Sassari, il CRS4 e la Regione Sardegna, con il coordinamento dell’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco”.
Un ruolo chiave è stato svolto dal CRENoS dell’Università di Cagliari, che ha analizzato il contesto socio-economico legato ai siti archeologici e fornito il supporto scientifico necessario per la redazione del dossier di candidatura. La consegna al Ministero della Cultura del documento preliminare nel maggio 2024 rappresenta un passo fondamentale in questo percorso. Secondo gli studiosi Raffaele Paci e Andrea Zara, autori del volume “Patrimonio nuragico e sviluppo della Sardegna”, pubblicato dalla casa editrice Arkadia, l’inclusione della civiltà nuragica nella lista Unesco potrebbe rappresentare una svolta per lo sviluppo economico dell’intera regione.

Nuove opportunità per il turismo culturale nell’isola

La candidatura Unesco della civiltà nuragica non si limita ai soli 32 siti archeologici, ma abbraccia un contesto territoriale più ampio che coinvolge oltre metà della popolazione regionale. In questo scenario, le opportunità per un nuovo modello di turismo culturale sono enormi. L’analisi condotta dal CRENoS nel 2022 ha evidenziato, però, alcune criticità che richiedono interventi urgenti.
Ad esempio, sebbene i 22 siti attualmente gestiti siano visitati da un gran numero di turisti, la loro gestione e il modello di business adottato risultano ancora tradizionali, con un basso valore aggiunto. La proposta culturale è spesso limitata e manca un vero e proprio prodotto turistico integrato. È necessaria una maggiore innovazione e un orientamento più mirato al mercato internazionale. Inoltre, la forte dipendenza dal sostegno pubblico sottolinea la necessità di sviluppare un’offerta turistica più autonoma e sostenibile, in grado di attrarre nuovi investimenti e migliorare l’occupazione locale.

L’impatto occupazionale e sociale della candidatura

Secondo il volume, il riconoscimento Unesco potrebbe garantire un incremento dell’occupazione in tutta la Sardegna. Una stima preliminare, condotta su tre siti pilota, suggerisce che i lavori necessari per adeguare i monumenti agli standard Unesco potrebbero creare fino a 300 nuovi posti di lavoro. Questi impieghi non riguarderebbero solo i cantieri, ma anche la gestione delle strutture, contribuendo così alla crescita economica della regione.
Tuttavia, l’importanza della candidatura va oltre i numeri. Il processo di valorizzazione culturale richiede un coinvolgimento attivo di tutti i soggetti interessati, dalle amministrazioni locali ai gestori dei monumenti, fino agli operatori turistici. In quest’ottica, il progetto EIA – Ecosistema Innovativo sull’Archeologia Protostorica, finanziato dalla Regione Sardegna, rappresenta un ulteriore passo avanti.

About Carlotta Musanti

Sono Carlotta Stefana Musanti, sono di Cagliari e ho 24 anni, studio Beni Culturali e Spettacolo all'Università di Cagliari.

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