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Cori di Nuoro: rivivono in un docufilm

La regista Polimene racconta in un coinvolgente docufilm la tradizione musicale dei cori di Nuoro.

Il docufilm di Sabrina Polimene racconta la tradizione musicale sarda, sottolineando l’importanza culturale dei cori di Nuoro attraverso storie e testimonianze dirette di chi porta avanti questa pratica da generazioni. Un’opera che invita a riflettere sulla salvaguardia del patrimonio immateriale.

La tradizione musicale dei cori di Nuoro rappresenta uno dei patrimoni culturali più significativi della Sardegna. La musica popolare, da sempre, si radicava nel cuore della comunità sarda, dando vita a melodie che raccontano storie di vita e di emozioni. Nel 2024, il docufilm diretto da Sabrina Polimene si apprestava a portare alla luce la bellezza di questa forma d’arte, offrendo al pubblico non solo un’esperienza visiva, ma anche un profondo legame con la cultura locale. Polimene, desiderosa di far rivivere i canti tradizionali di Nuoro, raccoglieva testimonianze di coloro che, da generazioni, si dedicavano con passione a questa pratica. La regista intendeva valorizzare il patrimonio immateriale di una comunità che vede nel canto corale un elemento di identità e appartenenza.

Il docufilm non si limitava a essere un omaggio ai cori, ma si configurava come un vero e proprio viaggio nel tempo. Gli spettatori seguivano le storie di coristi che, trasmettendo i loro canti polifonici, mantenendo viva una tradizione secolare, dimostravano l’importanza della musica nella loro vita quotidiana. Attraverso immagini evocative, il film evidenziava come, nonostante il passare del tempo e le sfide della modernità, il canto corale rimanesse un importante strumento di aggregazione per gli abitanti di Nuoro. La musica diventava, così, un veicolo di resistenza culturale, capace di unire le generazioni e di mantenere vivi i legami con il passato.

La visione di Sabrina Polimene: un tributo alla tradizione

Sabrina Polimene si distingueva per il suo approccio documentaristico, affrontando la cultura dei cori di Nuoro con un profondo rispetto e sensibilità. In precedenza, aveva già esplorato altre tradizioni musicali italiane, ma i cori sardi esercitavano su di lei un fascino particolare. La sua scelta di dedicare un’intera pellicola a questa arte rifletteva un amore autentico per la Sardegna e per la sua gente. Le riprese si svolgevano tra Nuoro e le campagne circostanti, con l’obiettivo di catturare non solo l’essenza dei canti, ma anche il quotidiano dei cantori e le celebrazioni tradizionali.

Ogni scena veniva realizzata con l’intento di rivelare l’anima stessa dei cori, creando un legame emotivo tra il pubblico e i protagonisti. Come affermava la stessa Polimene, il risultato finale andava oltre un semplice documentario; si configurava come un’esperienza immersiva che permetteva agli spettatori di avvicinarsi al mondo dei canti corali sardi. La pellicola cercava di trasmettere un messaggio potente: la tradizione musicale non solo vive nel passato, ma continua a influenzare il presente e il futuro della comunità nuorese.

La sfida della modernità e il futuro dei cori

Il docufilm di Polimene non offriva solo uno spaccato sulla tradizione, ma si configurava anche come un importante spunto di riflessione sul futuro dei cori di Nuoro. Se da un lato la pratica musicale resisteva, dall’altro emergono preoccupazioni per la sua sopravvivenza in un mondo sempre più globalizzato e digitalizzato. La pellicola affrontava queste tematiche, ponendo l’accento sulla necessità di tutelare e valorizzare il patrimonio immateriale della comunità nuorese, minacciato da una crescente omologazione culturale.

La presenza dei cori di Nuoro rappresentava un simbolo di speranza e orgoglio per chi continuava a lottare per mantenere vive le tradizioni del proprio territorio. Grazie al lavoro di Polimene, il patrimonio musicale sardo trovava una nuova voce, capace di risuonare non solo in Sardegna, ma anche nel panorama culturale internazionale. La regista, attraverso la sua visione, contribuiva a creare una maggiore consapevolezza sull’importanza di preservare queste espressioni artistiche, affinché le future generazioni possano continuare a godere di questa ricca eredità.

About Carlotta Musanti

Sono Carlotta Stefana Musanti, sono di Cagliari e ho 24 anni, studio Beni Culturali e Spettacolo all'Università di Cagliari.

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