Alessandro Deho’ un prete che nel suo silenzio e nella sua lentezza ritrova delle qualità di vita totalmente differenti che lo aiutano a ritrovare sè stesso
La vita di Don Alessandro Dehò inizia in maniera del tutto particolare. Un uomo che arriva da esperienze di vita passate, dove studia dapprima come infermiere in un ospedale in psichiatria ed ematologia; Mentre dialoga ricorda la bellezza della sua famiglia, e l’importanza che essa ha avuto nel suo percorso formativo della fede.
Definisce la sua fede di tipo progressista. Alessandro Dehò prima di essere infermiere è parte integrante di una comunità di Bergamo. L’impronta genitoriale sulla fede è considerata per lui qualcosa di veramente speciale, in quanto lo porta a riconoscere in tutto questo, quello che inizia a prendere forma dentro di lui: L’amore verso Dio.
Cosa significa per alessandro Dehò la parola “fede Progressista?”
Il termine “fede progressista” è il gusto di ritrovare la spensieratezza, una felice libertà; accostarsi ad uno spazio che lo porta ad essere un prete, ma un pò differente. Alessandro Deho’ ha uno spirito rivoluzionario, dove nonostante l’atto della preghiera esprime la voglia del contatto con il prossimo.
Non è il tipico prete che nasce in sagrestia; piuttosto Alessandro Deho’ è come un missionario che accede nella vita pratica come il celebrante, ma che ritrova sicuramente di più sè stesso immerso in situazioni di volontariato, negli oratori a contatto con i giovani, e in sintonia con il prossimo.
Vivere il silenzio per Alessandro Deho’
Ama il suo silenzio, lo esercita e lo vive come qualcosa di cui oggi giorno non può più fare a meno. Alessandro Deho’ è un sacerdote, ma è come se vivesse uno stato di eremitaggio e di bellezza estatica nell’incontro con la montagna, dove spesso trascorre il suo tempo nella preghiera, nella meditazione interiore.
Vive in una frazione in Lunigiana, che Alessandro Deho’ definisce una terra di mezzo tra la Liguria e la Toscana, in un paese di soli sei abitanti. In questo contesto così particolare esprime una forma di elogio alla solitudine, dove può ritornare in contatto con il proprio sentire, e dove incontra le persone per eseguire le sue mansioni da sacerdote.
Alessandro Deho’ e le sue esperienze con il mondo editoriale
Questo sacerdote dalle qualità sorprendenti, e molto poliedriche, in quello generalmente definito un mondo ad una sola porta, riesce a sorprendere; non solo per la sua forma di equilibrio anche nel parlare del trapasso, ma anche per le definizioni che esorta durante la sua intervista.
Alessandro Dehò esordisce con lavori editoriali particolarmente apprezzati: “Padri” Abramo: storia di promesse e scandalose alleanze ; “Dov’eri” Vivere non è solo un diritto ; “La Parola Libera” Lacrime e baci ; “Maria” Un cammino; “Carlo Acutis“.
Una collaborazione molto curiosa è quella con Davide Brullo: “Nuovo Alfabeto Sacro” un abbecedario per disobbedienti, dove un Alessandro Deho’, prete ed eremita assieme ad un poeta si buttano di getto in un avventura di un alfabeto sacro, con un concetto di ingenuità e senso di inadeguatezza, osservando parti ostili ed oscure del vangelo.