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Il persichetto artigianale, un liquore tradizionale ottenuto dai noccioli di pesca, si trova ora al centro di una storia drammatica e controversa. Le indagini sull’avvelenamento di Giuseppe Maio a Hammamet sollevano interrogativi sulle pratiche di produzione e sugli effetti tossici nascosti dietro questa antica bevanda.
Il persichetto artigianale, apprezzato liquore a base di noccioli di pesca, torna sotto i riflettori per una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica. Giuseppe Maio, noto frequentatore della località tunisina di Hammamet, è morto in circostanze tragiche e misteriose. Secondo le prime ricostruzioni fornite dalle forze dell’ordine tunisine e confermate dal rapporto dell’ospedale di Hammamet, Maio avrebbe ingerito una quantità letale di semi di pesca contenenti amigdalina. Questa sostanza, apparentemente innocua, può trasformarsi in acido cianidrico quando entra in contatto con i succhi gastrici, dando vita a uno scenario di avvelenamento mortale.
Le autorità locali hanno cercato di fare luce su come si sia verificata questa intossicazione. Le prime indagini suggerivano che l’uomo potesse aver masticato più semi di nocciolo del normale, ma restano ancora dei dubbi. Un adulto, per essere esposto a una dose di cianuro letale, dovrebbe ingerire circa undici semi di pesca. Tuttavia, l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, raccomanda di non superare tre semi per evitare rischi, in quanto anche quantità minori possono rilasciare tossine in grado di influire sul sistema nervoso e respiratorio. In questo contesto, l’antica tradizione del persichetto diventa improvvisamente una questione di salute pubblica.
Persichetto e sicurezza alimentare: un equilibrio delicato
Il persichetto viene prodotto attraverso l’infusione delle foglie e dei noccioli di pesca in alcool, una tecnica artigianale che ha origini antiche e radicate nel territorio. Tuttavia, è proprio durante questo processo di fermentazione che possono emergere dei rischi. Il nocciolo, infatti, rilascia piccole quantità di acido cianidrico, conosciuto comunemente come cianuro. Sebbene le dosi siano in genere minime, sufficienti a conferire il caratteristico gusto amaro al liquore, un’eccessiva concentrazione di questo veleno può risultare fatale.
Nonostante le precauzioni, la tradizione del persichetto non ha mai cessato di essere associata a un certo fascino per il rischio. Alcuni sostenitori delle proprietà “miracolose” di questo liquore lo considerano un rimedio naturale, addirittura anti-cancro, seppure privo di fondamenti scientifici. Proprio per questo, l’Efsa ha cercato di disincentivarne l’uso, puntando il dito contro le potenziali conseguenze tossiche della amigdalina e della sua conversione in acido cianidrico durante il processo digestivo.
Oltre a essere una preoccupazione per i produttori locali e per chi consuma il persichetto, questo caso ha sollevato domande sul controllo delle produzioni artigianali di liquori e sull’importanza di standard di sicurezza più rigorosi. La vicenda di Giuseppe Maio potrebbe rappresentare un punto di svolta per una regolamentazione più attenta del persichetto e di altri prodotti simili che, per quanto legati alla tradizione, possono nascondere insidie pericolose.
Per maggiori informazioni sull’Efsa e le sue raccomandazioni, è possibile visitare il sito ufficiale qui. Inoltre, per conoscere meglio la tradizione del persichetto artigianale, si rimanda al portale di un’associazione di produttori qui.
Scopri la tragica vicenda di Giuseppe Maio e l’avvelenamento legato al persichetto artigianale. Le indagini in corso sollevano interrogativi sulle pratiche di produzione e sugli effetti tossici nascosti dietro questo antico liquore.
