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Le piccole e medie imprese sarde continuano a fronteggiare difficoltà significative a causa del caro energia
Il tema del caro energia continua a influenzare in modo significativo le imprese sarde, in particolare quelle piccole e medie, che costituiscono il cuore pulsante dell’economia locale. Secondo un’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, il costo dell’energia elettrica per queste aziende risulta più elevato rispetto alla media europea, portando a un gap di 260 milioni di euro. Questo scenario crea una pressione insostenibile, specialmente per le 95.000 piccole e medie imprese presenti sull’isola. Nel 2023, i costi per l’energia elettrica segnavano un incremento del 9,9% rispetto alla media dell’Unione Europea, mentre le province sarde hanno affrontato oneri ineguali, con la provincia di Sassari-Gallura che ha subito il maggior aumento.
La situazione si complica ulteriormente se si analizzano le province sarde. Le aziende di Cagliari, ad esempio, hanno affrontato un incremento di 71 milioni di euro nei costi energetici. A seguire, il Sud Sardegna ha registrato un aumento di 41 milioni, mentre Nuoro e Oristano hanno visto aumenti rispettivamente di 29 e 24 milioni. Il gap di prezzo rispetto alle aziende europee non è solo un problema economico, ma rappresenta anche un ostacolo alla competitività delle imprese sarde nel mercato globale. Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Sardegna, ha sottolineato l’urgenza di misure efficaci per migliorare la situazione.
La necessità di interventi politici
L’analisi condotta da Confartigianato mette in evidenza come il costo dell’energia sia passato dal 15,8% nel 2021 al 28,1% nel 2023. Questo incremento ha avuto un impatto devastante sul valore aggiunto delle micro, piccole e medie imprese sarde, riducendolo del 6,1%. Nonostante il contesto complesso, Meloni ritiene che si debbano intraprendere misure per il risparmio energetico. Occorre incentivare l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici e delle aziende. Le imprese che adottano queste strategie non solo migliorano la propria sostenibilità, ma diventano anche leader nel settore dell’innovazione.
Il report evidenzia che le aziende italiane pagano in media 28,44 centesimi per chilowattora, collocandosi così al quinto posto tra le più costose d’Europa. La situazione si fa preoccupante quando si confrontano i prezzi con altre nazioni. Le aziende italiane sostengono costi superiori del 10,1% rispetto alla Francia, del 13,4% rispetto alla Germania e addirittura del 44,4% rispetto alla Spagna. Queste differenze di prezzo non solo impattano le imprese, ma influenzano anche le scelte strategiche in termini di produzione e sviluppo.
Il futuro delle imprese sarde
Giacomo Meloni ha inoltre rimarcato la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, sostenendo la produzione di energia rinnovabile. Secondo le sue dichiarazioni, le imprese devono essere messe in condizione di autoprodurre energia e di massimizzare l’efficienza energetica. Questo approccio non solo permette di risparmiare, ma crea anche un futuro più verde e sostenibile per l’economia sarda. L’implementazione delle misure proposte nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso il raggiungimento di questi obiettivi.
La situazione attuale richiede un intervento immediato e una pianificazione a lungo termine. Il governo sardo e le associazioni di categoria come Confartigianato devono collaborare attivamente per creare politiche energetiche che supportino le imprese locali. La sfida consiste nel trasformare le difficoltà attuali in opportunità di crescita e innovazione. I prossimi mesi si prospettano cruciali, e il supporto delle istituzioni diventa fondamentale per le PMI.
