L’imprenditoria femminile in Sardegna continua a crescere, con oltre 39.000 imprese gestite da donne, ma la conciliazione tra lavoro e vita privata rimane una barriera. Norella Orrù, dirigente di Confartigianato Donne Impresa Sardegna, sottolinea l’importanza di affrontare le disparità di genere per promuovere una partecipazione più attiva delle donne nell’economia regionale.
In Sardegna, 39.556 imprese sono a condotte da donne, rappresentando il 23,2% del totale delle attività produttive nell’isola. Di queste, 6.060 sono imprese artigiane. L’importanza delle donne nell’artigianato emerge chiaramente da questi dati, forniti dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, basati su statistiche ISTAT e Movimprese tra il 2018 e il 2023. La crescita dell’imprenditoria femminile in Sardegna si nota non solo nei numeri complessivi, ma anche nel settore digitale, dove 669 imprese sono gestite da donne.
Nel panorama nazionale, la Sardegna si posiziona al 13° posto per incidenza di donne imprenditrici, con il 24,5% delle imprese in Friuli in testa, seguite dalle Marche con il 22,8%. La Sicilia chiude la classifica con solo il 9,9% di attività femminili. Il trend di crescita in Sardegna è stato positivo tra il 2018 e il 2023, con un incremento del 2,6% per le imprese femminili e del 2,7% per quelle artigiane. Tuttavia, nell’ultimo anno, si è osservata una lieve flessione per le imprese femminili (-0,2%), mentre quelle artigiane hanno segnato un lieve aumento (+1,1%).
Confartigianato lavora attivamente per sostenere le imprenditrici, specialmente in regioni come la Sardegna, dove le sfide sono numerose. Secondo Norella Orrù, è necessario che vengano promosse politiche mirate a migliorare la conciliazione tra lavoro e famiglia, un ostacolo che limita le potenzialità delle donne nel mondo imprenditoriale. La dirigente evidenzia come l’imprenditoria femminile sia fondamentale per lo sviluppo economico della regione e del paese.
Imprese femminili giovanili e straniere
L’imprenditoria femminile non si ferma qui: le imprese giovanili guidate da donne sono 4.008, di cui 696 operano nell’artigianato. Anche le imprenditrici straniere contribuiscono a questo panorama, con 2.838 imprese, di cui 351 artigiane. Le donne immigrate dimostrano un’incredibile resilienza e capacità di adattamento, inserendosi in un contesto economico complesso come quello sardo.
Sul piano territoriale, è interessante notare come il numero di imprese femminili vari significativamente. A Cagliari, ci sono 16.077 imprese femminili, di cui 2.480 artigiane. A Sassari-Gallura, il numero scende a 12.812, con 2.131 artigiane, mentre a Nuoro si contano 7.556 imprese femminili e 1.080 artigiane. Chiude la lista Oristano con 3.111 imprese femminili e 348 artigiane. Questa distribuzione conferma il peso economico delle donne in tutta la regione, nonostante le differenze tra le aree geografiche.
Confartigianato Donne Impresa sottolinea come sia essenziale per il futuro delle imprese femminili garantire politiche di sostegno mirate. Queste politiche devono promuovere una maggiore rappresentanza delle donne nelle istituzioni e nelle sedi decisionali. Inoltre, è fondamentale migliorare il sistema di welfare per permettere alle imprenditrici di conciliare al meglio il proprio ruolo lavorativo con quello familiare.
Donne Impresa è un movimento nato nel 1994 proprio con questo obiettivo: sostenere le donne che decidono di avviare un’attività, fornendo loro strumenti per gestire la sfida del doppio ruolo di lavoratrici e madri.
Il contributo delle donne al PIL e alla società
La sfida non è solo economica, ma sociale. Secondo Orrù, se il tasso di occupazione delle donne italiane raggiungesse la media europea, si potrebbe avere un aumento di 2.344.000 lavoratrici, di cui 355.000 autonome. Questo contribuirebbe a far crescere il PIL italiano del 7,4%, equivalente a un valore aggiunto di 154,7 miliardi di euro. Orrù sottolinea come le donne imprenditrici non chiedano corsie preferenziali, ma il rispetto dei loro diritti e delle loro legittime aspettative.
Perché ciò avvenga, però, è necessario un cambiamento di mentalità. Le donne, grazie alla loro presenza nel mondo del lavoro, stanno contribuendo non solo all’economia, ma anche a ridurre il gender gap. Questo impatto si riflette anche sulle generazioni più giovani, che vedono nelle imprenditrici un esempio di come sia possibile realizzare le proprie aspirazioni, superando gli stereotipi di genere ancora diffusi nel mercato del lavoro.