Sant’Antioco ospita una residenza artistica del Collettivo EFFE, che riflette sul patrimonio culturale sardo e sull’importanza delle donne nella società contemporanea. Un progetto che si inserisce nel percorso di ricerca e partecipazione della comunità locale, culminando in un’opera d’arte collettiva.
A partire da oggi, Sant’Antioco accoglie la residenza artistica del Collettivo EFFE, un’iniziativa che si concentra sul costume tradizionale sardo e sulla figura delle donne nella storia della Sardegna. Questo progetto, che avrà luogo presso il Museo Diffuso Exe, si propone di rielaborare il costume locale per reinterpretare in chiave contemporanea il ruolo delle giudicesse, figure emblematiche della storia sarda. La residenza dura due settimane e culmina il 26 ottobre 2024 con un evento pubblico che presenterà l’opera realizzata al termine del percorso di lavoro e studio. L’incontro tra il Collettivo EFFE e le donne della comunità sulcitana rappresenta un’opportunità unica di riflessione e dialogo.
Il Collettivo EFFE, composto da Giulia Odetto (regista e curatrice), Antonio Careddu (drammaturgo), Camilla Soave (performer e video-artista) e Ines Panizzi (artista visiva), è attivo dal 2018 e si impegna a esplorare le applicazioni tecnologiche nel campo della performance e dell’arte. L’intento del collettivo è quello di indagare la percezione del pubblico e promuovere progetti comunitari che uniscano diversi linguaggi espressivi. Attraverso l’uso di materiali naturali e deteriorabili, il gruppo cerca di evitare la cristallizzazione di ruoli, mirando piuttosto a stimolare collaborazioni e alleanze tra le partecipanti.
l’importanza del costume come strumento di espressione
Durante la residenza, il Collettivo EFFE lavora a stretto contatto con le donne e le ragazze di Sant’Antioco per comprendere il significato del costume tradizionale nella loro vita quotidiana. L’obiettivo è duplice: da un lato, si riflette sulle disuguaglianze di genere, ispirandosi alle figure storiche delle regine giudicali, e dall’altro, si esplorano nuovi modi di scoprire il territorio attraverso un approccio attivo delle comunità. Questo progetto rappresenta un esempio di ricerca-azione, dove l’arte diventa un mezzo per affrontare questioni di rilevanza sociale e culturale.
Inoltre, la residenza artistica si colloca nel contesto più ampio dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, focalizzandosi sulla promozione dell’uguaglianza di genere. Andrea Contu e Raffaela Giulia Saba, operatori culturali del Csc Carbonia della Società Umanitaria, sottolineano come il costume tradizionale possa fungere da elemento espressivo di valori collettivi e rappresentazioni individuali. L’intento è di stimolare una riflessione sulla funzione del costume nella società contemporanea e sul suo potenziale nel promuovere l’autodeterminazione delle donne.
un percorso di inclusione e appartenenza
Il progetto offre un’importante opportunità per le partecipanti di esplorare e risignificare il loro legame con il territorio. Le attività includono il coinvolgimento di gruppi folkloristici locali e il contatto diretto con le donne che indossano ancora il costume tradizionale. L’interesse è quello di capire come queste donne vivano il proprio patrimonio culturale e quale significato attribuiscano al costume nella loro vita. Questo approccio mira a costruire un senso di comunità e appartenenza attraverso l’arte.
Marina Fanari, responsabile accessibilità e inclusione per U-BOOT Lab, evidenzia l’importanza dell’immedesimazione e della partecipazione attiva. La cultura e l’arte, in questo contesto, svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere giustizia sociale e partecipazione. L’opera finale rappresenterà un’esperienza condivisa che non solo abbraccerà le unicità di ogni partecipante, ma rifletterà anche la molteplicità della società contemporanea.
La residenza artistica a Sant’Antioco si profila come un’importante occasione di confronto e crescita, un’opportunità per riaffermare il valore del costume tradizionale come strumento di espressione personale e collettiva, in un’ottica di rinnovamento e inclusione.