Le microplastiche trovate anche nell’alito dei delfini

Uno studio recente dimostra che le microplastiche non si limitano a inquinare mari e oceani, ma vengono anche inalate da animali marini come i delfini. Questa scoperta apre nuovi interrogativi sull’impatto ambientale di questi contaminanti sulla salute di uomini e animali.

Un recente studio condotto da Miranda Dziobak e il suo team presso il College of Charleston in South Carolina , Stati Uniti, ha rivelato che le microplastiche, piccole particelle derivanti dalla frammentazione della plastica, non solo vengono ingerite ma possono anche essere respirate . Questo fenomeno rappresenta una minaccia non solo per gli esseri umani, ma anche per gli animali marini, come i delfini. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica ad accesso libero Plos One , ha analizzato campioni di respiro raccolti da delfini in libertà e in cattività. I risultati hanno evidenziato la presenza di microplastiche nell’alito dei delfini. La scoperta è allarmante ed apre nuovi interrogativi sugli effetti di queste particelle nell’ecosistema marino e sulla salute degli animali.

Le microplastiche sono ormai ovunque: nei mari, nei fiumi, nell’aria e persino nel cibo che mangiamo. La loro ubiquità è una crescente preoccupazione per gli scienziati, in quanto queste minuscole particelle possono accumularsi nei tessuti degli organismi e causare danni a lungo termine. Il fatto che possano essere inalate rappresenta un nuovo tipo di esposizione, che fino a poco tempo fa non era stato considerato in modo adeguato. Lo studio sui delfini suggerisce che queste particelle possono viaggiare attraverso il sistema respiratorio e raggiungere i polmoni, provocando potenzialmente infiammazioni o altre problematiche a livello respiratorio. Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche per comprendere appieno le conseguenze di questa forma di inquinamento.

Impatto delle microplastiche sugli ecosistemi marini e sull’uomo

La scoperta delle microplastiche nell’alito dei delfini getta nuova luce sul modo in cui queste particelle interagiscono con gli ecosistemi marini. I delfini, in quanto predatori al vertice della catena alimentare, sono particolarmente esposti all’accumulo di contaminanti, inclusi i residui plastici che si trovano nel loro habitat naturale. Questo problema non riguarda solo i mammiferi marini, ma ha implicazioni più ampie per la fauna acquatica in generale, inclusi pesci e altri organismi che potrebbero inalare o ingerire microplastiche. Anche l’uomo, che consuma pesce e frutti di mare contaminati, rischia di subire gli effetti di questo inquinamento.

L’esposizione umana alle microplastiche attraverso l’inalazione è un tema ancora poco esplorato, ma gli scienziati stanno iniziando a porre maggiore attenzione. Studi precedenti hanno dimostrato che le microplastiche si trovano anche nell’aria che respiriamo, soprattutto nelle aree urbane e industriali. Questo solleva preoccupazioni significative per la salute pubblica, poiché l’accumulo di microplastiche nei polmoni potrebbe contribuire alle malattie respiratorie croniche. Mentre si attendono ulteriori ricerche, gli esperti raccomandano di ridurre al minimo l’uso di plastica monouso e di sostenere le politiche di gestione dei rifiuti più sostenibili.

About Federica Cardia

Studentessa in beni culturali, cuoca e mamma a tempo pieno. Dopo il diploma come tecnico per il turismo e svariati anni alla ricerca dell'occupazione che più mi si addice, tra cucine, pulizie, e corse in motorino per consegnare raccomandate, ho varcato anche la soglia dell' università alla veneranda età di quasi 30 anni. Fuori corso a causa di diverse vissicitudini, la migliore la mia bambina di 8 mesi, Dafne. Ora giunta quasi alla fine di questo percorso formativo, sarò qui presente per qualche tempo a scrivere per voi.

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