Dalla comunità al set: “buona la seconda”

Dalla comunità al set: “Buona la seconda” racconta storie di rinascita e nuove possibilità

“Buona la seconda” dà voce a storie di persone che, dopo un momento difficile, hanno trovato la forza per ricominciare. Questo progetto cinematografico nasce dall’idea di raccontare esperienze di rinascita, trasformando i protagonisti stessi in attori, che mettono in scena la loro vita e il loro percorso di resilienza. Attraverso la guida del regista Andrea Galli e del produttore Luca Ferrara, “Buona la seconda” porta sullo schermo momenti di vita reale, dove il confine tra interpretazione e realtà si fa labile. Con il supporto di Fondazione Ricomincio da Qui e diverse realtà locali, il progetto ha coinvolto persone di tutte le età, provenienti da comunità di supporto o impegnate in percorsi di riabilitazione, dando loro l’opportunità di trasformare una parte della propria storia personale in un film.

Rappresentare la rinascita attraverso il cinema

Il regista Andrea Galli racconta come è nata l’idea di “Buona la seconda” e il significato profondo del progetto. “Volevo esplorare il concetto di rinascita, ma non attraverso attori professionisti, bensì coinvolgendo chi ha vissuto in prima persona difficoltà e momenti di crisi. ‘Buona la seconda’ dà loro la possibilità di trasformare il proprio vissuto in arte, portando autenticità e spessore alla narrazione cinematografica,” spiega Galli. Attraverso incontri e laboratori di recitazione, i partecipanti delle comunitàhanno iniziato a raccontare la propria storia, scoprendo quanto sia potente condividere e interpretare il proprio passato per superarlo.

Per Galli, il punto di forza del progetto sta proprio nella vicinanza tra i protagonisti e le loro storie. “Quando un attore interpreta un personaggio, c’è sempre una certa distanza. Qui, invece, sono le loro vite a prendere forma sullo schermo, ed è questo che rende il progetto unico,” afferma il regista. Milano e Torino, città dove sono stati girati alcuni episodi, hanno offerto un contesto ideale per rappresentare le sfide e i cambiamenti dei partecipanti, spesso legati a storie di marginalità o esclusione sociale.

Tra arte e terapia: il cinema come strumento di cambiamento

Anche Luca Ferrara, produttore di “Buona la seconda”, vede nel progetto un grande potenziale terapeutico, oltre che artistico. “Il cinema ha sempre avuto la capacità di trasformare le persone, ma in questo caso diventa uno strumento concreto di cambiamento. Per i partecipanti, raccontare e interpretare la propria storia ha significato acquisire una nuova consapevolezza e riscoprire la fiducia in sé stessi,” spiega Ferrara. Grazie alla collaborazione con psicologi e operatori sociali, i protagonisti di “Buona la seconda” hanno intrapreso un percorso che ha unito arte e terapia, portando benefici che vanno oltre il risultato cinematografico.

Il progetto è stato possibile anche grazie al sostegno della Fondazione Ricomincio da Qui e alla partecipazione di molte altre organizzazioni locali, che hanno creduto nell’importanza del progetto e nel suo impatto sociale. “Speriamo che ‘Buona la seconda’ possa ispirare altre persone a vedere nelle proprie difficoltà un’opportunità per ripartire,” conclude Ferrara. Tra proiezioni e dibattiti, il progetto mira a sensibilizzare il pubblico e a stimolare una riflessione su come ogni fine possa, in realtà, essere un nuovo inizio.

About Cesare Demuro

Sono un ragazzo di 20 anni, vengo da Villanova Tulo, in provincia del Sud Sardegna, ma vivo a Cagliari da 2 anni, in quanto studente di Scienze della Comunicazione.

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