La scuola che vorrei: un nuovo modello di inclusione a Cagliari

Il progetto, presentato il 23 ottobre 2024, mira a trasformare le scuole in centri di aggregazione sociale e contrastare l’isolamento educativo, promuovendo una cultura dell’inclusione e della partecipazione attiva all’interno dei quartieri di Cagliari.

Il 23 ottobre 2024, l’aula magna della scuola secondaria di I grado “Spano”, situata in via Falzarego a Cagliari, accoglieva la presentazione del progetto “La scuola che vorrei”. Questo progetto, selezionato da “Con i bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, si proponeva di trasformare le scuole in veri e propri punti di riferimento per i quartieri. Giulia Andreozzi, assessora alla Pubblica Istruzione del Comune di Cagliari, esprimeva l’importanza di avere una scuola attiva e aperta anche oltre l’orario scolastico. Questo approccio avrebbe permesso di fornire servizi non solo agli studenti, ma a tutti gli abitanti della comunità, promuovendo un ambiente di aggregazione sociale.

Il progetto nasce in risposta al bando “Vicini di scuola”, il quale si focalizzava sulla necessità di contrastare l’isolamento scolastico. Questo fenomeno, caratterizzato dalla concentrazione di studenti appartenenti a gruppi sociali ed etnici simili, rappresentava una sfida significativa per le istituzioni scolastiche. Durante l’incontro, l’assessora Andreozzi sottolineava come fosse fondamentale avere una scuola capace di rispondere alle esigenze della comunità, contribuendo attivamente alla vita sociale del quartiere. L’obiettivo del progetto, come evidenziato, era quello di garantire una partecipazione inclusiva, evitando che la scuola diventasse un luogo di esclusione.

Unione tra enti locali e scuola

La sinergia tra l’ente locale e le istituzioni scolastiche si rivelava cruciale per la realizzazione del progetto. Andreozzi evidenziava la necessità di sviluppare collaborazioni proficue con il terzo settore, capace di attrarre risorse economiche e progettualità innovative. Durante l’incontro, moderato dalla giornalista Marinella Arcidano, prendevano parte all’evento diverse figure importanti, tra cui Orsola Apice, garante dei diritti dell’infanzia per la Città Metropolitana di Cagliari, e il coordinatore del progetto, Andrea Onnis.

Onnis sottolineava come “La scuola che vorrei” si rivolgesse non solo a studenti e insegnanti, ma a tutta la cittadinanza, con l’intento di creare una comunità scolastica inclusiva. L’idea era di evitare che la scuola diventasse un “ghetto”, garantendo contenuti educativi ricchi e pertinenti per il territorio. In questo contesto, l’inclusione multiculturale rappresentava un aspetto fondamentale. Infatti, l’alta concentrazione di studenti stranieri nel quartiere di Cagliari rendeva il progetto particolarmente rilevante per la comunità.

Linguaggi universali per l’inclusione

Dimitri Pibiri, presidente della cooperativa sociale La Clessidra, capofila del progetto, metteva in risalto l’importanza di utilizzare i linguaggi del teatro e della musica per favorire l’inclusione. Questi strumenti, considerati universali, avevano il potere di unire le persone di fronte alle diversità, creando un contesto scolastico accogliente e inclusivo. Pibiri aggiungeva che il progetto non si limitava a un’iniziativa temporanea, ma mirava a un cambiamento duraturo, il cui impatto sarebbe stato monitorato nel tempo in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Nicola Cogoni, referente del progetto, confermava l’importanza della partecipazione di alunni e famiglie straniere, sottolineando come questo fosse un passo fondamentale verso l’inclusione multiculturale. L’incontro rappresentava quindi un’opportunità per costruire un ambiente educativo in grado di rispondere alle esigenze di una comunità eterogenea, promuovendo il dialogo e la collaborazione tra le diverse culture presenti a Cagliari.

About Tomaso Pisano

Appassionato di videogiochi e musica, di sport nello specifico calcio. Animatore presso matrimoni, studente di beni culturali sezione archeologica.

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