Dietro le quinte: Adriana Lecouvreur di Cilea

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Dietro le quinte
Dietro le quinte: Adriana Lecouvreur di Cilea
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Adriana Lecouvreur è un opera in quattro atti musicata dal Maestro Cilea nel 1902 su libretto di Arturo Colautti, tratta dall’omonima commedia di Eugène Scribe ed Ernest-Wilfrid Legouvé.

Un’attrice d’altri tempi

L’opera si basa sulle vicende di un’attrice francese realmente esistita nel XVII sec. Adriana Lecouvreur nacque a Epernay il 5 aprile 1692 e mori prematuramente il 20 marzo 1730 a Parigi. Di umilissime origini si fece strada nel difficile mondo del teatro 700esco francese, tra invidie rancori e competizione serrata. Grazie al suo talento ed alla sua bravura, divenne una tra le prime attrici di Francia.

Una vicenda storica d’amore e morte

Adriana Lecouvreur è una figura storica, l’attrice divenne la concorrente di Mademoiselle Dulcos (Marie-Anne de Châteauneuf) alla Comedie Francaise, riuscendo a superarla grazie ai caratteri più moderni della sua recitazione. Poco dopo la sua prematura morte nel marzo del 1730, si diffuse la voce che la principessa di Bouillon, innamorata anche lei di Maurizio Ermanno Conte di Sassonia l’avesse avvelenata. Cilea così spiegava perché aveva deciso di trarre un’opera da Adrienne Lecouvreur : «Fra i tanti lavori che lessi in quel tempo, mi colpì quello di Scribe e Legouvé. La varietà dell’azione che potevano offrirmi situazioni nuove ed eleganti, la fusione della commedia e del dramma nella cornice dell’ambiente settecentesco (che conoscevo bene), il passionale amore della protagonista toccarono il mio cuore e accesero la mia fantasia».

Fortune alterne

La prima rappresentazione si tenne il 6 novembre 1902 al teatro Lirico di Milano. Adriana interpretata da Angelica Pandolfini, e il grande Enrico Caruso nel ruolo di Maurizio. Il successo fu enorme, l’opera rappresentata nei più importanti teatri in Italia e all’estero, conobbe nel decennio successivo un momento di oblio. Segui una serie di tagli e cambiamenti, ed a partire dagli 30 Adriana Lecouvreur rientrò stabilmente in repertorio.

Atto primo

La scena dell’atto primo si apre a Parigi nel marzo del 1730. Nel foyer del teatro nazionale della Comèdie francaise. Sta per iniziare una recita del Bajazet di Racine in direttore Michonnet cerca di accudire gli attori indaffarati e ansiosi, che lo maltrattano, tutti sono in apprensione, le aspettative sono altissime perchè nella stessa sera si esibiscono le più famose attrici di francia, Adriana Lecouvreur e la Duclos, protetta dal Principe di Bouillon, Il quale accompagnato dall’Abate di Chazeuil, decide di visitare il dietro le quinte, e ne approfitta per avere notizie della sua protetta: Michonnet gli riferisce che sta scrivendo un biglietto nel suo camerino. Il Bouillon, sospetta di lei, e chiede all’abate di farsi consegnare con ogni mezzo il biglietto.


Michonnet, innamorato di Adriana

Le dice, con l’intenzione di dichiararsi, che avendo ricevuto una somma in eredità deciso di spoarsi. Adriana però, ignara dei suoi sentimenti gli confida di essere innamorata di un alfiere del conte di Sassonia che sarà in teatro per ascoltarla recitare.
Lecouvreur riceve il suo amato, Maurizio, in realtà il Conte di Sassonia in persona (non un semplice alfiere come l’attrice aveva inteso: egli, per motivi politici, vuole tenere celata la sua identità). Adriana si offre di parlarne al conte allo scopo di ottenere per l’amato una promozione e un sicuro protettore; Maurizio riceve come pegno dall’attrice un mazzetto di violette e si danno appuntamento alla fine della recita. L’Abate riesce tramite la cameriera della Duclos, a leggere il biglietto al geloso Principe: si tratta di un appuntamento per un “affare politico”, nel villino che il nobile le regalò.

L’Abate, capisce

Che il destinatario è il Conte di Sassonia. Il biglietto viene recapitato. I due organizzano un ricevimento nello stesso villino, per cogliere in flagrante i due amanti. I due sono spiati dagli attori della compagnia che si burlano di loro sapendo che la Duclos, ha solo fatto da tramite per la sua amica, la moglie del protettore, è infatti la Principessa di Bouillon, che aspetta il Conte al villino.
Michonnet ascolta commosso la sua amata Adriana in scena (Ecco il monologo). Maurizio, che ha ricevuto il biglietto, si rammarica di non poter incontrare Adriana a fine spettacolo, e l’avvisa scrivendolo in una lettera che deve leggere in scena durante lo spettacolo. Durante l’intervallo, il Principe invita tutta la compagnia di attori al villino della Duclos, consegna le chiavi ad Adriana che scoprendo che vi è invitato anche il Conte di Sassonia accetta, sperando di potergli parlare del suo amato.

Atto secondo

Nella villetta della Duclos, la Principessa di Bouillon attende Maurizio, che si presenta in ritardo, le violette, dono di Adriana, che egli e porta al petto, la fanno ingelosire, ma Maurizio, per non uscir dalle sue grazie, finge che siano un omaggio per lei. La Principessa rincuorata passa subito ai fatti: nemici potenti contrastano l’ascesa del conte al trono di Polonia e ne chiedono l’arresto. Maurizio, vuol partire, ma la principessa lo trattiene, teme una rivale, e brama il nome dell’amante, lui tenta di replicare invano, l’arrivo improvviso del Principe, dell’Abate e degli attori interrompe la discussione: la donna, temendo l’ira del marito, si nasconde in uno stanzino.


Maurizio teme che il Principe

abbia intuito l’intreccio e si prepara a un duello: il nobile, convinto della presenza della Duclos, dice al conte Maurizio che gliela cederebbe volentieri, ormai stanco di lei. Mentre l’Abate si dedica ai preparativi per la cena, giunge Adriana, alla quale viene presentato l’amato come Conte di Sassonia. L’attrice meravigliata si rappacifica con lui (Ma dunque è vero?).
Michonnet chiede all’Abate di potersi assentare, deve discutere di una nuova parte con la Duclos. Ma il malizioso Abate lascia intendere che l’attrice si trovi nascosta dal Conte nello stanzino: Maurizio, furibondo, cerca di calmare Adriana, svelandole la verità. Per amor suo, la donna aiuterà “quella persona” a uscire non riconosciuta, e il Conte provvederà alla sua fuga. Adriana chiede quindi a Michonnet di non far entrare nessuno nella stanza.
Nella stanza completamente buia, Adriana bussa allo stanzino, che si apre solo dopo aver evocato il “nome di Maurizio” (Sia! Non risponde): Adriana consegna alla misteriosa donna le chiavi, la Principessa, riconoscente, cerca di scoprire l’identità della sua salvatrice, ma Adriana, divisa tra l’amore e gelosia fa per schermirsi. Il silenzio accende nella Principessa lo sdegno nobiliare e poi di gelosia: Maurizio non avrebbe affidato l’incarico di salvarla se non ad una persona a lui particolarmente cara, e vede in Adriana una sua rivale. Le due donne rivendicano l’amore del Conte, ma l’improvviso ingresso di qualcuno fa partire la Principessa, che, perde un braccialetto che viene raccolto e consegnato ad Adriana.

Atto terzo

Al palazzo dei Principi Bouillon fervono i preparativi per un gran gala, Adriana è tra gli invitati. la Principessa tramite l’Abate cerca di conoscere con l’identità della sua salvatrice. il Principe ordina di custodire un referto ricevuto dal Ministero di Giustizia: la cosiddetta “polvere di successione”, un veleno potentissimo, mortale anche per la sola inalazione. La Principessa ascolta interessata.
La Lecouvreur fa il suo ingresso, la Principessa pensa di riconoscerne la voce, e con astuzia, racconta sottovoce che Maurizio è stato ferito in duello. Adriana trascolora, e si rallegra al vederlo sano e salvo in sala. Al Conte viene chiesto di raccontare le sue imprese militari (Il russo Mencikoff). La Principessa è quasi certa, e la stessa Adriana, vedendo il Conte in colloquio con la nobildonna, inizia a nutrire sospetti.
Durante un balletto, tutti si domandano di chi fosse il braccialetto rinvenuto nel nido della Duclos. Adriana e la principessa con le loro insinuazioni alimentano i pettegolezzi. Adriana mostra il braccialetto della Principessa, che viene riconosciuto dal Principe. Non vi sono più dubbi circa l’identità delle due dame. La Principessa, chiede alla rivale di reciti qualcosa. L’attrice, declama il “monologo del richiamo” dalla Fedra di Racine e, sulle ultime parole (come fanno le audacissime impure cui gioia è tradir) indica la Principessa, che giura vendetta.

Atto quarto

Da anni ormai Adriana non recita più, delusa dall’amore, consolata dal solo Michonnet. Una visita dei suoi colleghi della Comédie le ridà Il buonumore, le raccontano che la Duclos ha abbandonato il Principe, e la supplicano di tornare in scena. L’attrice acconsente. Nell’aprire un cofanetto, apparentemente inviatole da Maurizio, viene colta da un breve malore, dentro, vi trova il mazzo di violette che aveva donato a Maurizio. Turbata da quel gesto scortese, dopo aver baciato e annusato ancora quei fiori, li getta nel fuoco, convinta della fine della sua storia d’amore.

Il fido Michonnet

sostiene che quel dono può essere stato fatto solo da una donna gelosa. Egli stesso aveva avvisato Maurizio, che si presenta in quello stesso istante. Adriana, offesa, ma lieta di rivedere l’amato, che le chiede di sposarlo. La gioia dei due amanti è breve: Adriana accusa un malore, e inizia a delirare, convinta di essere a teatro, durante un suo spettacolo. Il Conte, turbato, intuisce l’orrenda verità: i fiori contenuti del cofanetto, erano avvelenati, ed inviati dalla Principessa di Bouillon. I due assistono impotenti alla morte di Adriana.

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