Il dibattito sulla gestione finanziaria delle coppie: più della metà degli italiani preferisce conti separati, ma esiste anche una terza via
Per molte coppie italiane, la questione della gestione economica post-matrimonio è un vero e proprio dilemma. Se una volta sposarsi significava anche unire le finanze, oggi la situazione è molto più variegata. Secondo Matrimonio.com, portale leader nel settore nuziale e parte del gruppo The Knot Worldwide, oltre 6 coppie su 10 in Italia ritengono più pratico mantenere un conto corrente separato piuttosto che cointestato. Un dato che sembra rispecchiare le esigenze delle nuove generazioni, orientate verso un’indipendenza finanziaria maggiore rispetto ai modelli del passato.
Più della metà delle coppie italiane preferisce conti separati
Un conto in comune o conti separati? È una domanda che molte coppie italiane si pongono almeno una volta prima del matrimonio. In passato, avere un conto condiviso rappresentava la scelta più diffusa, quasi una tradizione implicita. Tuttavia, le tendenze sembrano cambiare. Matrimonio.com, grazie a un sondaggio tra le coppie della sua vasta community, ha rilevato che oltre il 67% degli intervistati preferisce mantenere i propri conti bancari separati. Questo atteggiamento si accompagna spesso alla scelta del regime patrimoniale di separazione dei beni, in cui ogni coniuge detiene la proprietà esclusiva dei beni acquistati sia prima che durante il matrimonio. La separazione dei beni permette così a ciascun partner di conservare il controllo delle proprie finanze personali.
La comunione dei beni, invece, prevede che tutti i beni accumulati durante il matrimonio diventino automaticamente di proprietà comune. Questo regime, stabilito per legge se non si decide diversamente, implica che entrambi i coniugi condividano le proprietà, indipendentemente da chi le abbia acquistate. Si tratta di un’opzione ancora popolare, ma in calo rispetto al passato, poiché sempre più coppie preferiscono mantenere l’indipendenza finanziaria anche dopo il “sì”. Per maggiori informazioni, è possibile consultare la sezione editoriale di Matrimonio.com sulla separazione dei beni e le diverse opzioni patrimoniali disponibili.
Conti in comune o individuali? Le opinioni dei futuri sposi italiani
Il dibattito sulla gestione finanziaria all’interno della coppia è acceso anche nella community di Matrimonio.com. Le opinioni appaiono contrastanti: mentre alcuni preferiscono conti separati per maggiore autonomia, altri ritengono che il matrimonio implichi una condivisione anche sul piano finanziario. Nicola, uno degli sposi intervistati, sostiene con decisione la comodità del conto cointestato, ritenendolo la scelta ideale per coprire le spese comuni, una visione che rispecchia ancora una parte tradizionale delle coppie italiane. D’altra parte, Stefania, futura sposa di giugno 2025, afferma di non comprendere l’idea di mantenere conti divisi dopo il matrimonio, perché considera la condivisione delle finanze parte dell’impegno matrimoniale. “Siamo una famiglia e condividiamo tutto”, dichiara Stefania.
Esiste, però, una terza opzione scelta da una parte delle coppie: combinare conti separati e cointestati. È il caso di Sebastiano, che insieme alla sua futura moglie ha scelto di gestire le proprie finanze tramite conti individuali per le spese personali e un conto in comune per le spese di coppia, come il mutuo e le utenze. Secondo Sebastiano, questo sistema offre una maggiore flessibilità e semplifica la gestione delle spese condivise. Chi fosse interessato a saperne di più può trovare approfondimenti su Matrimonio.com, dove esperti del settore analizzano i pro e i contro delle varie opzioni.
Contratti prematrimoniali in Italia: solo una coppia su dieci si tutela legalmente
Il Libro Bianco del Matrimonio, curato da Matrimonio.com in collaborazione con il professor Carles Torrecilla, Google, e Esade Business School, rivela che solo una coppia italiana su dieci stipula un patto prematrimoniale per tutelarsi legalmente in caso di separazione. Questo dato appare basso, specialmente se confrontato con la frequenza di accordi prematrimoniali in altri paesi europei o negli Stati Uniti, dove sono più comuni.
In Italia, gli accordi prematrimoniali sono disciplinati dagli articoli 1631 del Codice Civile e 6 della Legge 218/1995, ma non godono dello stesso riconoscimento legale dei contratti di separazione o comunione dei beni. Redigere un patto prematrimoniale richiede la stipula di un documento davanti a un notaio e la registrazione presso l’Ufficio del Registro Civile, ma non consente di includere clausole riguardanti la potestà sui figli o altre disposizioni che possano violare l’ordine pubblico. Per ulteriori dettagli, è possibile consultare la guida completa sugli accordi prematrimoniali disponibile su Matrimonio.com.