Un gruppo di ricercatori italiani ha studiato i movimenti della Faglia Anatolica Orientale in Turchia, zona colpita da terremoti devastanti nel febbraio 2023. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, mette in luce il fenomeno dei “supercicli sismici”, aprendo nuove prospettive per la comprensione e previsione dei terremoti.
Nel cuore della Turchia orientale, a ridosso del confine con la Siria, si trova una delle faglie più pericolose al mondo: la Faglia Anatolica Orientale (FAO). Questa zona è stata recentemente teatro di due violenti terremoti, avvenuti nel febbraio 2023, che hanno provocato oltre 50.000 vittime e ingenti danni. Lo studio è stato condotto dai ricercatori del CNR-Igag e delle Università di Messina e Palermo. Hanno analizzato un arco di 2000 anni di movimenti tellurici nella regione, permettendo di ricostruire la complessa storia sismica della FAO. Gli studiosi hanno identificato un fenomeno noto come “superciclo sismico”, che descrive la ciclica accumulazione e rilascio di energia lungo grandi faglie tettoniche. Questo comportamento ciclico evidenzia come l’accumulo di energia lungo la FAO, protratto nel tempo, possa portare a terremoti devastanti. Andrea Billi del CNR-Igag, spiega: “Un superciclo sismico è un processo che si verifica lungo grandi faglie tettoniche, dove il movimento delle placche crea un accumulo di stress (energia) nel corso di centinaia di anni. Questo stress può rimanere relativamente ‘bloccato’ per lunghi periodi, ma quando si libera, può causare terremoti estremamente potenti”.
La Faglia Anatolica Orientale e i suoi supercicli sismici
Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communications, ha permesso ai ricercatori di comprendere meglio il complesso sistema sismico della Faglia Anatolica Orientale. L’area è caratterizzata da un’elevata pericolosità sismica. Ha visto i terremoti del 2023 come l’ultimo episodio di una lunga serie di eventi che si verificano a cadenza plurisecolare. L’analisi di sequenze di aftershock dei principali terremoti degli ultimi anni ha svelato un pattern di migrazione degli epicentri verso sudovest. Secondo Billi, “Nella nostra ricerca abbiamo osservato che i terremoti catastrofici si manifestano a grappoli lungo i 500-600 km della FAO, migrando da nordest a sudovest nel corso di secoli”. Tale progressiva migrazione degli eventi sismici rafforza l’ipotesi di un comportamento a superciclo della faglia.
L’importanza dei supercicli nella comprensione dei terremoti futuri
L’evidenza di un comportamento a superciclo sismico lungo la Faglia Anatolica Orientale ha portato i ricercatori a interrogarsi sull’importanza di queste scoperte per la previsione dei terremoti. Il modello individuato lungo la FAO rappresenta un fenomeno ciclico. Durante questo fenomeno il rilascio di energia lungo la faglia avviene in periodi relativamente brevi, seguiti da lunghe fasi di accumulo.
La progressiva rottura sismica osservata dalla squadra di ricerca lascia supporre che, nel prossimo futuro, il rischio di terremoti possa essere particolarmente elevato. “La successione di eventi sismici recenti spiega i supercicli del passato e offre nuove prospettive per analizzare anche le altre faglie attive nel mondo”, aggiunge Billi.
Questo studio rappresenta un passo cruciale per migliorare la comprensione dei fenomeni sismici e dei rischi legati ai supercicli anche nelle altre faglie attive nel mondo, aprendo nuove prospettive per la previsione dei terremoti a livello globale”.