Un’indagine lunga decenni dimostra che le capacità cognitive infantili influenzano la performance mentale da adulti, suggerendo un legame più forte tra natura e educazione di quanto si pensasse
La ricerca sul funzionamento del cervello umano ha sempre suscitato grande interesse. I ricercatori vogliono capire quali siano i fattori che influenzano la nostra salute mentale con l’avanzare dell’età. Uno studio scozzese condotto su un lungo periodo ha rivelato alcune sorprese. I cambiamenti cognitivi, osservati dai 11 ai 82 anni, sono strettamente legati alle capacità cognitive sviluppate durante l’infanzia. Lo studio ha utilizzato i dati delle storiche Scottish Mental Surveys del 1932 e del 1947, che hanno coinvolto quasi tutti i bambini nati in Scozia nei primi decenni del Novecento.
Le conclusioni sollevano interrogativi importanti sulla natura e sull’educazione. Secondo i ricercatori, metà della variabilità nei punteggi dei test cognitivi in età avanzata dipende dalle capacità cognitive infantili. Questo risultato mette in discussione le teorie tradizionali che attribuiscono l’invecchiamento del cervello a fattori esterni come l’educazione o lo stile di vita. Se i punteggi cognitivi a 11 anni possono predire quelli a 82 anni, la ricerca cambia il nostro approccio all’invecchiamento.
L’importanza delle Scottish Mental Surveys
Le Scottish Mental Surveys sono tra gli studi più importanti mai condotti in Scozia. Realizzate nel 1932 e nel 1947, hanno testato la maggior parte dei bambini nati nel 1921 e nel 1936. Questo ampio campione di dati ha permesso ai ricercatori di tracciare i cambiamenti cognitivi lungo decenni. Lo studio ha rivelato pattern che non erano mai stati esplorati prima. Questo approccio ha permesso di osservare in dettaglio come l’infanzia influisce sullo sviluppo cognitivo durante tutta la vita.
Gli esperti, come Ian Deary e Simon Cox dell’Università di Edimburgo, hanno mostrato che la correlazione tra i punteggi cognitivi dell’infanzia e quelli dell’età avanzata è sorprendentemente forte. Deary ha sottolineato che la correlazione tra i punteggi di intelligenza registrati a 11 anni e quelli misurati a 82 anni è di 0,7. Questo significa che quasi la metà delle variazioni nelle performance cognitive degli anziani può essere spiegata dalle capacità cognitive sviluppate da giovani. Le scoperte sfidano le teorie convenzionali sull’invecchiamento mentale.
Il dibattito tra natura e educazione
I risultati di questa ricerca pongono una domanda fondamentale: natura contro educazione. In passato, si pensava che le capacità cognitive dipendessero principalmente dall’educazione e dall’ambiente. Tuttavia, questo studio suggerisce che le predisposizioni innate abbiano un ruolo molto più importante di quanto si ritenesse. La scoperta spinge a riflettere su come le politiche educative e sociali possano influenzare la salute mentale a lungo termine. Inoltre, la ricerca suggerisce che identificare le persone a rischio di declino cognitivo fin dalla giovane età potrebbe consentire interventi mirati.
I risultati invitano anche a rivedere le strategie educative per ottimizzare le capacità cognitive nel lungo periodo. Una valutazione precoce delle capacità cognitive potrebbe migliorare la qualità della vita degli anziani. Questo studio apre la strada a nuove scoperte sul funzionamento del cervello e sulle politiche educative che potrebbero migliorare la salute mentale a tutte le età.