Un avanzato algoritmo di intelligenza artificiale sviluppato negli Stati Uniti ha rivelato che oltre il 22,8% delle persone colpite dal COVID-19 continua a soffrire di sintomi per settimane o mesi dopo la guarigione. I dati di oltre 8 milioni di pazienti offrono una mappa preziosa per comprendere questa condizione cronica ancora poco conosciuta.
Un nuovo studio condotto da scienziati statunitensi evidenzia l’importanza dell’intelligenza artificiale (IA) nella diagnosi di Long Covid, analizzando le cartelle cliniche elettroniche di oltre 8 milioni di pazienti , l’algoritmo sviluppato dai ricercatori ha rilevato che circa il 22,8% di chi ha contratto il Covid-19 presenta sintomi a lungo termine, un dato che, secondo altre ricerche, potrebbe raggiungere il 27% .
L’IA ha permesso di identificare una serie di sintomi persistenti, tra cui stanchezza, difficoltà respiratorie, nebbia mentale e problemi di memoria . Questi sintomi, molto variabili, colpiscono diversi sistemi corporei, rendendo difficile la loro identificazione e gestione senza l’ausilio di tecnologie avanzate. Gli scienziati hanno sfruttato l’algoritmo XGBoost, una tecnica di machine learning avanzata, per costruire modelli specifici che aiutano a individuare i pazienti più a rischio di Long Covid. Questo approccio ha permesso di ottenere un’accuratezza del 90% o superiore , migliorando in modo significativo la capacità di diagnosi.
Long Covid: un rischio nascosto che l’IA riesce a portare alla luce
Grazie a tecnologie come l’algoritmo XGBoost , i ricercatori sono riusciti a costruire modelli mirati sia per i pazienti che hanno necessitato di ricovero sia per quelli che hanno affrontato la malattia a casa. Questo metodo di identificazione è particolarmente importante perché permette di superare i limiti della diagnosi tradizionale: non esistendo, infatti, test specifici per il Long Covid, molte persone potrebbero non essere consapevoli di soffrirne.
Il potenziale dell’intelligenza artificiale è quindi enorme: identificare precocemente i pazienti a rischio consente di offrire un’assistenza più mirata, supportando i medici nell’affrontare i casi più complessi di sintomi a lungo termine.
Un valido aiuto per i pazienti affetti da Long Covid
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nella diagnosi del Long Covid rappresenta un’importante innovazione medica. Gli scienziati hanno creato tre modelli specifici, ottimizzati per diverse tipologie di pazienti: uno generale, uno per i pazienti ospedalizzati e uno per quelli non ospedalizzati. Questi modelli hanno raggiunto un’accuratezza superiore al 90%, dimostrando una capacità predittiva notevole. La
National COVID Cohort Collaborative (N3C) , un vasto database supportato dalla
NCATS , è alla base di questi risultati, offrendo una risorsa inestimabile per la ricerca e l’implementazione di nuovi modelli di cura. I pazienti con Long Covid tramite identificazione l’IA possono ora ricevere cure specializzate più mirate, colmando le lacune lasciate dall’assenza di test diagnostici specifici. La
RECOVER Initiative , un programma di ricerca a lungo termine sul Long Covid, continua a raccogliere dati e supportare le scoperte scientifiche.