Un progetto per affrontare i conflitti e creare comunità.
L’associazione Medias e la nascita del progetto
Virna Bulla e Stefania Pisanu, socie fondatrici dell’associazione Medias e Mediatrici Penali, sono le menti dietro il progetto “Mediazioni in Quartiere”, nato per affrontare i conflitti sociali a Sant’Elia, uno dei quartieri più complessi di Cagliari. Durante l’intervista a Unica Radio, hanno raccontato come la loro associazione, fondata nel 2020 da un gruppo di professionisti specializzati nella giustizia riparativa, abbia come missione diffondere una cultura di dialogo e convivenza pacifica.
Virna Bulla ha spiegato: «Il progetto nasce dall’analisi di un’indagine del Comune di Cagliari, che evidenziava una forte percezione di insicurezza e la presenza di comportamenti violenti. Abbiamo deciso di creare uno spazio in cui le persone possano gestire i conflitti in modo costruttivo, migliorando la qualità della vita nel quartiere».
Il progetto si articola attraverso uno sportello di mediazione sociale, dove relazioni in crisi vengono ricostruite, e laboratori formativi per giovani e adulti. «La nostra missione – ha aggiunto Stefania Pisanu – è fornire strumenti per prevenire l’escalation dei conflitti e costruire una comunità basata sul riconoscimento reciproco».
I giovani al centro: laboratori per una nuova consapevolezza
Un focus importante del progetto riguarda i ragazzi del quartiere, coinvolti in percorsi che includono ascolto attivo, gestione dei conflitti e superamento di stereotipi. Gli incontri, spiega Pisanu, non sono tradizionali lezioni frontali: «Utilizziamo giochi di ruolo e simulazioni per aiutare i giovani a comprendere il proprio modo di comunicare. Vogliamo renderli consapevoli dei pregiudizi e degli atteggiamenti che possono alimentare conflitti».
L’obiettivo è fornire ai giovani competenze comunicative che li rendano protagonisti del cambiamento. «Attraverso questi laboratori, li aiutiamo a sviluppare un approccio positivo e responsabile nei confronti delle relazioni», ha sottolineato Virna Bulla.
Prossimi passi: verso un modello replicabile
Uno dei punti di forza del progetto è la sua riservatezza e imparzialità. «In mediazione parliamo di equipossimità – ha spiegato Pisanu – per indicare la stessa vicinanza verso tutte le parti coinvolte, garantendo uno spazio sicuro e protetto».
L’obiettivo futuro è ambizioso: replicare il progetto in altri quartieri e città. «Vogliamo definire un modello di mediazione sociale che possa essere esportato e adattato – ha concluso Bulla – contribuendo a diffondere una cultura del dialogo a livello più ampio».
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