Vajont

Il racconto del Vajont: la tragedia che non possiamo dimenticare

Un monologo per non ripetere gli errori del passato: la memoria storica del Vajont attraverso gli occhi di Alberto Rubinato

Il 14 dicembre 2024, alle ore 18, il Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo ospita “Il Racconto del Vajont”, un monologo che ricostruisce uno degli episodi più tragici della storia italiana. Interpretato da Alberto Rubinato, ingegnere civile e idraulico, lo spettacolo affronta con precisione tecnica e coinvolgente narrazione la devastante frana del 9 ottobre 1963, un disastro che costò la vita a quasi duemila persone e segnò per sempre la storia di Longarone, Erto e Casso e le altre località del Vajont. La tragedia, che avrebbe potuto essere evitata, è narrata da Rubinato, che, esperto della morfologia dei luoghi e delle dinamiche ingegneristiche, analizza gli errori compiuti durante la costruzione della diga e le gravi negligenze istituzionali.

In questa versione del celebre monologo scritto da Marco Paolini, Rubinato non si limita a raccontare i fatti, ma li analizza da una prospettiva tecnica. La sua interpretazione fornisce una lettura lucida e consapevole degli eventi, esponendo le responsabilità individuali e collettive che portarono alla catastrofe. Il suo intervento si inserisce all’interno della Stagione di Prosa | Danza e Circo Contemporaneo 2024-2025, organizzata dal CeDAC (Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna), con il patrocinio e il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Meana Sardo.

Un disastro annunciato: il racconto della catastrofe di Longarone e dei suoi dintorni

La diga del Vajont, costruita per sfruttare le risorse idroelettriche della zona, si trasformò in un simbolo di arroganza umana, dove la presunzione del progresso e la volontà di trionfare sulla natura portarono a scelte sbagliate e fatali. Il monologo, infatti, mette in evidenza le gravi disattenzioni delle istituzioni e la superficialità dei controlli sulle opere ingegneristiche, tanto da far sembrare la tragedia inevitabile. Tina Merlin, giornalista che denunciò il rischio del disastro prima che accadesse, è una delle figure centrali di questa ricostruzione. Le sue denunce, purtroppo, rimasero inascoltate, così come le preoccupazioni degli abitanti di Longarone, i quali si trovarono a fronteggiare un pericolo troppo grande e ignorato.

La storia della frana, che alle 22:39 del 9 ottobre 1963 scivolò dal Monte Toc, portando con sé 260 milioni di metri cubi di roccia, è ormai conosciuta. L’acqua, sollevata dalla frana, superò i 250 metri di altezza e devastò tutto ciò che incontrava, distruggendo interi paesi e provocando la morte di 1917 persone, tra cui 487 bambini e adolescenti. Un’immane tragedia, la cui ricostruzione nel monologo non si limita ai fatti, ma affronta anche le dinamiche umane, come la cattiva gestione dei rischi e la mancanza di un’adeguata percezione della realtà da parte delle autorità. Si tratta di un “disastro annunciato”, come sostiene Alberto Rubinato, in cui le istituzioni avrebbero dovuto agire diversamente.

Un monologo per comprendere e non dimenticare: le cause del disastro nel racconto di Rubinato

La tragedia del Vajont, nel racconto di Alberto Rubinato, diventa una riflessione sull’arroganza umana, sulla percezione errata dei limiti e sulla disattenzione nei confronti della natura. Il disastro del Vajont è il simbolo della “hybris”, l’arroganza degli uomini che si credono superiori e più forti della natura. Ma la storia ci insegna che la natura, con la sua forza incontrollabile, ha imposto la sua legge, senza pietà. Rubinato sottolinea che la tragedia non era inevitabile, ma che le scelte fatte in nome del progresso e della tecnica hanno avuto conseguenze devastanti per la popolazione innocente, che non aveva la percezione di essere in pericolo.

Il Racconto del Vajont, quindi, non è solo un monologo, ma una testimonianza che ripercorre i momenti più drammatici e cruciali di una storia che continua a interrogare le coscienze. Il progetto di memoria e didattica, che accompagna lo spettacolo, mira a sensibilizzare le nuove generazioni e a evitare che errori simili possano ripetersi. In un mondo in cui la tecnologia e l’ambizione umana spesso sembrano dominare, è fondamentale ricordare che l’arroganza e l’ignoranza dei rischi possono portare a catastrofi impensabili.

Per approfondire il progetto didattico e consultare ulteriori risorse, è possibile visitare il sito ufficiale del CeDAC qui.

About Martina Pani

Nerd appassionata di tecnologia, scarabocchi e storie di misteri e creepy. Sono curiosa, un po' pazza, e non dico mai di no a nuove esperienze e avventure.

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