Cinque termini nati sui social e adottati dalla prestigiosa enciclopedia italiana. Un incontro a Milano esplora come la lingua si evolve grazie alla creatività digitale.
La lingua italiana continua a trasformarsi, anche grazie a piattaforme come TikTok, capaci di far nascere parole che riflettono nuove esigenze espressive. Questo il tema centrale dell’evento organizzato nel cuore di Milano, dove il linguaggio digitale incontra la tradizione culturale rappresentata dalla Treccani, vicina al suo centenario. Durante la serata, cinque neologismi divenuti virali sulla piattaforma – creator, delulu, demure, POV e slayare – sono stati ufficialmente riconosciuti con una definizione nella storica enciclopedia italiana, dimostrando come il linguaggio pop e la cultura tradizionale possano dialogare.
I neologismi non raccontano solo la Gen Z, ma attraversano generazioni, mostrando un cambiamento linguistico influenzato da creatività e inclusività. Parole come POV (acronimo di “point of view”) descrivono tecniche narrative ormai comuni su TikTok, mentre termini come slayare enfatizzano la dimensione colloquiale e performativa del linguaggio social. Il direttore generale della Treccani, Massimo Bray, è intervenuto spiegando come l’enciclopedia volesse aprire un dialogo intergenerazionale per capire l’evoluzione della lingua. Al fianco di Bray, Salvatore Di Mari, responsabile europeo delle operazioni di TikTok, ha sottolineato l’importanza della piattaforma come incubatore di talenti e spazio espressivo per artisti emergenti e piccole imprese. Entrambi hanno concordato sull’importanza della lingua come veicolo di cambiamento sociale.
Creatività digitale e cultura tradizionale si incontrano a Milano
La serata, condotta dai creator Ginevra Olmo e Sebastiano Gravina, ha esplorato non solo il significato delle parole, ma anche l’impatto che queste hanno sulla vita quotidiana. Gravina, conosciuto su TikTok come @videociecato, ha raccontato come dietro ogni contenuto ci sia una complessa ricerca, fatta di bozze e sperimentazioni. Parole come delulu, usata per descrivere chi indulge in fantasie irrealizzabili, o demure, che mischia eleganza e ironia, nascono da un’esigenza di raccontare il mondo con uno sguardo più sfaccettato e inclusivo.
Il fenomeno dei neologismi, però, non riguarda solo il linguaggio digitale. Bray ha citato come esempio il successo di #booktok, la community online dedicata ai libri, che ha ispirato la Treccani a riconoscere nuovi termini legati al mondo della lettura. Questo intreccio tra vecchio e nuovo dimostra che il linguaggio possa evolversi senza rinunciare alla propria identità. Di Mari ha aggiunto che la piattaforma offre agli utenti un modo per raccontare le proprie passioni e trasformarle in professioni, contribuendo così a costruire un dialogo tra creatività digitale e cultura tradizionale.
Sul palco, i creator hanno sottolineato il ruolo della lingua come strumento di connessione. Termini come slayare, che celebrano successi personali o creativi, e acronimi come POV, trasformano le storie in un linguaggio accessibile e universale. TikTok, secondo gli organizzatori, rappresenta un “osservatorio privilegiato” per comprendere il presente e le sue dinamiche sociali, dimostrando come la lingua sia viva e capace di adattarsi ai tempi.