“Bufu”: termine approvato da Treccani come neologismo

Bufu, avete mai sentito questa parola? Da quando è stata accettata ufficialmente dal dizionario della Treccani, sarà ancora più in voga!

Avete mai letto questa parola stampata su una maglietta di uno youtuber? Ma soprattutto, è usata solo dai giovani o è accettata ufficialmente anche dal nostro dizionario? Anche se bufu si caratterizza per un suono strano e un po’ comico.  E’ stata recentemente accettata come neologismo dal dizionario TreccaniNata inizialmente nel mondo del rap, si è diffusa nella società fino a divenire parte integrante della lingua italiana.

L’Accademia della Crusca, l’istituzione linguistica toscana nata nel 1583 che decide se aprire o meno le porte alle nuove parole, le ha dato il lascia passare. Non si tratta certo di un lemma qualsiasi, innanzitutto perché è una parolaccia. “Bufu” sta infatti per l’espressione inglese “By Us Fuck You”, che, tradotto, suona come un “va a quel paese” dai connotati spiccatamente informali. Un’altra testimonianza di come il gergo giovanile stia diventando sempre più comune. La parola è stata inventata dalla band romana di rappers Dark Polo Gang (DPG), composta da Tony Effe, Dark-Side, Pyrex e Dark Wayne.

L’hanno usata per difendersi dai cosiddetti haters, ovvero tutti quegli utenti del web che si scatenano a ritmo di frasi caustiche e parolacce contro una determinata persona. La lingua inglese, la più diffusa al mondo come parlanti non nativi, si sta spandendo a macchia d’olio in modo inarrestabile. Ad incrementare tale processo sono di forte aiuto anche i media, come la tv e soprattutto internet.

Altri neologismi

Difficile bloccare una parola virale che, anche se nata in un contesto elitario quale quello dello slang musicale, ha ben attecchito sull’intera collettività. Dopo il tanto rinomato “petaloso” -lo ricorderete, è stato un neologismo nato dalla mente di un bambino che lo ha scritto in un tema- è arrivato anche il turno di “bufu”.

Ricordate però che il vero lascia passare per la lingua italiana siamo noi, ovvero i parlanti madrelingua. Solo se la collettività lo assorbe nel suo linguaggio, lo usa e lo fa conoscere, “bufu” vivrà, altrimenti sarà lasciato alla sua sorte come tanti altri lemmi che dopo anni non sono più di moda. E allora diamo il benvenuto al nuovo acronimo, “bufu”. Certo, vi consigliamo di usarla solo in contesti esclusivamente informali e soprattutto quando ce n’è bisogno!

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