crisi tablet

I veri motivi che hanno portato alla crisi dei tablet

Il mercato dei tablet non decolla, anzi va in crisi. Scopriamo i motivi

Disse la Cassandra: i tablet scompariranno nel giro di pochi anni. L’estinzione sarebbe stata provocata da smartphone sempre più grandi e dal successo dei 2-in-1 (un po’ laptop e un po’ display da passeggio). È vero: l’età dell’oro dei tablet è passata. Secondo l’analisi di Idc, le vendite del secondo trimestre 2019 hanno registrato un calo del 5%. Male, ma non certo abbastanza da iniziare a recitare il de profundis. Mettiamola così: se si scommettesse un euro sulla ripresa del mercato, probabilmente sarebbe un euro perso. Ma un euro lo avrebbe perso anche chi, qualche anno fa, avesse puntato sulla rapida scomparsa dei tablet. Sono in declino, ma lento. E si stanno trasformando da dispositivi casalinghi a professionali, in un mercato che ha un chiaro vincitore: Apple. 

Il mercato cala ma non precipita

Tra aprile e giugno, sono stati venditi 32,2 milioni di tablet in tutto il mondo. Il calo del 5% anno su anno non fa certo stappare lo spumante, ma non è poi così nero. Idc parla di “declino modesto”, anche se segue il fragoroso tonfo dello scorso anno (-13,5%). Tra gennaio e marzo 2019 la flessione era stata del 5%. In altre parole: il marcato dei tablet sta rallentando a velocità costante, ma non sta sprofondando nonostante un periodo poco brillante per le vendite di hardware. Per fare un confronto: nel primo trimestre 2019, le vendite di smartphone sono calate del 6,6% (cioè più dei tablet) e nel secondo continuano a segnare rosso (-2,3%). Certo, i picchi sono lontani.

La cancelliera tedesca Angela Merkel (JOHN MACDOUGALL / AFP)

Nel secondo trimestre 2013, i tablet venduti erano stati 44,4 milioni e l’anno successivo 48 milioni. Da lì è iniziato il declino. Il mercato non ha più avuto sussulti. Ma non si è neppure comportato come una slavina che accelera fino a valle: -8,1% nel secondo trimestre 2015, -10,8% nel 2016, -2,8% nel 2017, prima del tondo dello scorso anno. A guardare da questa prospettiva, lo scenario del 2019 non sembra più così cupo. E non dovrebbe diventarlo per almeno cinque anni.

Tra il 2019 e il 2023, il calo medio – afferma un’altra analisi di Idc – sarà del 3,5%. Nonostante la domanda tenderà a indebolirsi, “permangono punti positivi sul mercato poiché prevediamo una crescita dei segmenti commerciali”. Potrebbe quindi esserci “un rimbalzo dei tablet nelle aziende”. Saranno quindi strumenti professionali, evoluti, più costosi, abbinati ad accessori come pennini e tastiere. Meno casa e più lavoro, in un mondo da nomade digitale in cui il proprio ufficio non è solo l’ufficio. 

Apple pigliatutto

Chi ha già intrapreso questa strada avanza. Gli altri arretrano. Nel secondo trimestre 2019, Apple è il leader di mercato: ha venduto 12,3 milioni di unità, il 6,1% in più rispetto allo scorso anno. Vuol dire che il 38% dei tablet acquistati tra aprile e giugno è stato un iPad. Merito soprattutto del nuovo Air, svelato alla fine di marzo. Un indizio sulla buona stagione dei tablet Apple era già arrivato nella trimestrale di Cupertino.

Il gruppo guidato da Tim Cook non rivela le unità vendute ma solo il fatturato generato: 5 miliardi di dollari, l’8,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Se si allarga lo sguardo ai primi nove mesi dell’anno fiscale della Mela (dallo scorso ottobre a fine giugno) il progresso supera il 15%. Insomma: l’iPad è in salute, tanto da aver probabilmente contribuito alla scelta di Google, che ha annunciato di voler mollare i tablet. Non ci sarà un nuovo Pixel Slate: a Mountain View ne hanno interrotto lo sviluppo. Google esce quindi da un mercato in cui si era tuffata nel 2015, con l’ambizione di rosicchiare quota di mercato nei tablet di gamma alta. Obiettivo mancato. Meglio allora concentrarsi altrove, come sui portatili Pixelbook, sugli smart speaker e sugli smartphone.

Promossi e bocciati

Promosso Amazon: è il quarto produttore e ha registrato una crescita del 46,3%. La nuova gamma funziona. E non dovrebbe perdere slancio nel trimestre in corso, che ha ricevuto la spinta del Prima Day, la giornata di sconti che quest’anno è stata il 16 luglio. Rimandata Samsung. Il gruppo è il secondo produttore e ha ampliato la propria quota di mercato (al 15,2%), ma solo perché le sue vendite hanno rallentato (-3,1%) meno del mercato.

Le prospettive? Incerte. Anche se i tablet Samsung – senza Google – rappresentano gli ultimi top di gamma Android, il grosso delle vendite arriva ancora dai dispositivi di fascia bassa. Che – stando alle indicazioni di Idc – sono i più esposti all’erosione della domanda. Nebuloso è anche l’avvenire di Huawei. Il gruppo cinese è riuscito a mantenere intatta la propria quota di mercato (10,3%), “nonostante i venti politici contrari”, afferma Idc. Ma le vendite sono calate del 6,5% e, con “le crescenti tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina, il futuro di Huawei nel mercato dei tablet rimane incerto”. Chiude la cinquina dei leader Lenovo, con una quota di mercato (stabile) del 5,8%. Ha sofferto un calo del 6,9% ma è cresciuta nei mercati più maturi (e ricchi): Stati Uniti, Europa occidentale e Giappone.

Un futuro per pochi

La classifica dei sommersi e dei salvati va scorsa fino all’ultima riga, dove c’è un dato che indica la direzione del mercato. I produttori definiti come “altri” (cioè tutti esclusi Amazon, Samsung, Huawei, Amazon e Lenovo) hanno venduto appena 7,5 milioni di tablet, cioè meno di un dispositivo su quattro. Messi insieme non si avvicinano neppure alle vendite dei soli iPad. E valgono meno della somma di Huawei e Samsung. Ma quello che più colpisce è l’intensità con cui “gli altri” calano. Crollano. Rispetto allo scorso anno, è evaporato un quarto delle vendite. Significa che il mercato dei tablet è sempre più concentrato. E visto che continuerà a contrarsi, non attirerà nuovi produttori (al più, c’è qualcuno che scappa, come Google). I tablet hanno ancora un futuro, ma sarà per pochi.

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