Assemblee, banchetti, cortei e flash-mob in diverse piazze il 27 settembre contro i cambiamenti climatici
Sciopero e cortei in tutta la Sardegna il prossimo 27 settembre con il coinvolgimento degli studenti in nome dei cambiamenti climatici. Ma la mobilitazione per il clima in nome della protesta iniziata dalla svedese Greta Thunberg e del Fridays for future (Fff) inizia venerdì 20. E va avanti con eventi di sensibilizzazione giorno per giorno sino al venerdì della terza manifestazione nazionale dalla nascita di Fff. In programma iniziative di tutti i tipi: assemblee, banchetti informativi ma anche laboratori di riciclo. E flash mob che si preannunciano di grande impatto.
Un esempio su tutti: due attivisti saliranno su un cubo di ghiaccio e si sistemeranno – ma in tutta sicurezza – un cappio al collo. Con un messaggio molto chiaro: se la temperatura sale e il ghiaccio si scioglie l’umanità rischia di fare harakiri. “In questa settimana – spiega Raffaele Cocco, Fridays for future di Oristano – promuoveremo iniziative di sensibilizzazione e di informazione e cercheremo di attirare l’attenzione anche in vista della manifestazione del 27″.
A Oristano, una delle città sarde più attive nella mobilitazione per l’emergenza ambientale, il quartier generale degli ecologisti sarà piazza Roma. E si comincerà con il flash mob, uguale in tutta Italia, denominato “Acqua alla gola”. Con il messaggio, molto forte, della finta impiccagione. Durante la settimana sono previsti anche dei laboratori per la realizzazione di cartelli e manifesti che saranno poi utilizzati durante i cortei. Per la settimana di preparazione saranno coinvolti anche Olbia e Tempio, Cagliari, Sassari e Porto Torres. Ma il 27 scenderanno in piazza anche Iglesias e Nuoro.
A Sassari la settimana di lotta comincerà venerdì 20 alle 17 in Piazza Tola e in prossimità del Museo Sanna. L’Intergovernmental Panel On Climate Change – spiegano da Sassari- è stato molto chiaro, i Paesi sviluppati devono assolutamente dismettere l’utilizzo dei combustibili fossili entro il 2035 e i Paesi in via di sviluppo entro il 2050 per tenere la temperatura media globale sotto 1,5 gradi centigradi.
La negligenza nel rispettare questa scadenza porterebbe all’acidificazione degli oceani, innalzamento del livello dei mari, compromissione della biodiversità e desertificazione.