Un gruppo di ricercatori britannici ha sfruttato potenti fasci di luce, più luminosi del Sole, per scartare e decifrare pergamene fragili risalenti a circa 2.000 anni fa, sperando di fornire nuove intuizioni sul mondo antico di Ercolano.
I due rotoli completi e quattro frammenti – provenienti dalla cosiddetta biblioteca di Ercolano, l’unica sopravvissuta dall’antichità – furono sepolti e carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e sono troppo fragili per essere aperti.
Gli oggetti sono stati esaminati presso lo stabilimento Diamond Light Source nell’Oxfordshire, sede del sincrotrone britannico, un acceleratore di particelle in cui i fasci viaggiano all’interno di un percorso a circuito chiuso per produrre luce molte volte più luminosa del Sole. L’inchiostro sulle pergamene è difficile da vedere, anche attraverso un sincrotrone, perché è a base di carbonio come il papiro su cui è scritto. Ma gli scienziati sperano che la densità della carta sarà diversa dove sono presenti i caratteri scritti.
Analizzando i frammenti in cui i caratteri sono visibili, sperano di creare un algoritmo di apprendimento automatico in grado di decifrare quello che c’è scritto sulle pergamene. I dati generati dal processo saranno analizzati dagli scienziati della Kentucky University negli Stati Uniti utilizzando tecniche di calcolo avanzate per decifrare il contenuto dei rotoli.
Nel 1752 una straordinaria collezione di circa 1800 rotoli carbonizzati fu ritrovata ad Ercolano, una cittadina costiera a ovest del Vesuvio e meno di 10 minuti da Pompei.
In termini di importanza storica, questa è l’unica biblioteca pervenuta intatta dall’antichità. La maggior parte dei papiri è custodita a Napoli, la mia città, nel Museo Archeologico Nazionale.
Secondo il parere di alcuni archeologi, la struttura dove è avvenuto il ritrovamento (chiamata per questo “Villa dei Papiri”) apparteneva al suocero di Giulio Cesare.
Un’impresa proibitiva
Il tentativo di datare e decifrare i documenti si è rivelato estremamente difficoltoso. Quando aperti, i papiri si frantumano e l’inchiostro su di essi (uno strato di un decimo di millimetro) si dissolve praticamente all’istante.