Un “annullo speciale” e la voce di Piero Marras raccontano il simbolico “viaggio” e la presenza di “Allai a Matera – per ‘Dialoghi con Uomini di Pietra’” con gli interventi di Nicola Castangia e di Giorgio Murru
In attesa dell’inaugurazione della mostra delle stele e delle statue-menhir dell’Isola nella città dei sassi, “Allai a Matera – per ‘Dialoghi con Uomini di Pietra’”, prevista per la prossima primavera, sabato 21 dicembre a partire dalle 18.30 nel Comune del Barigadu si svolgerà una serata tra parole e note per raccontare i dettagli e il senso del progetto con un finale in musica affidato al cantautore nuorese.
Nel giorno del Solstizio d’Inverno sabato 21 dicembre a partire dalle 18.30 nella Chiesa Parrocchiale dello Spirito Santo ad Allai, dopo i saluti del sindaco Antonio Pili, che annuncerà l’“annullo speciale” di Poste Italiane per documentare l’iniziativa che vedrà le antiche sculture di pietra della Sardegna protagoniste nel Santuario rupestre della Madonna delle Vergini a Matera in un’esposizione inserita nel ricco cartellone di Matera – Capitale Europea della Cultura 2019, gli interventi di Nicola Castangia (presidente di Archeofoto Sardegna) “Una cartolina da Allai” e del coordinatore scientifico, l’archeologo Giorgio Murru, su “Il progetto ‘Dialoghi con Uomini di Pietra’ – La Sardegna a Matera”.
Focus sulle immagini del territorio e sui “ritratti” delle figure femminili e maschili, dei “volti” enigmatici e dei simboli religiosi e guerrieri incisi sulle pietre, prezioso patrimonio del territorio di Allai e della Sardegna tra memoria e futuro: archeologia e paesaggio s’intrecciano in una riflessione sulle tracce del tempo, come il messaggio racchiuso in una “cartolina” virtuale che unisce idealmente la Sardegna e la Basilicata, il popolo dei nuraghi e gli abitanti della “città dei sassi”, tra le vestigia del passato e il senso delle radici e dell’identità.
La parola a Giorgio Murru, curatore scientifico del progetto che mette a confronto le statue-menhir dell’Isola al centro del Mediterraneo e le sculture ritrovate in altre regioni dell’Europa e del Vicino Oriente, a sottolineare l’importanza e il significato della mostra “Dialoghi con Uomini di Pietra” – che verrà allestita a Matera dalla primavera fino alla fine del 2020, sotto il profilo dello studio e della comparazione dei reperti, preziosi manufatti delle diverse civiltà.
Suggellerà la serata – sabato 21 dicembre alle 19.30 nella Chiesa Parrocchiale dello Spirito Santo ad Allai il concerto di Piero Marras: l’artista nuorese proporrà un’antologia delle sue canzoni. Figura di spicco del panorama isolano e nazionale e non solo, Piero Marras ha iniziato la sua carriera in gioventù, prima con I Nobili, gli Yamaha e il Gruppo 2001, per proseguire poi come solista, riuscendo ad affermarsi con una cifra originale che contraddistingue i suoi lavori discografici, da “Fuori Campo” e “Stazzi Uniti” a “Marras”. Una svolta significativa, anche grazie al sodalizio con il poeta Paolo Pillonca, con l’interpretazione di testi in limba – “Abbardente”, “Funtanafrisca” e “Osposidda”, l’album “Piero Marras in concerto” e l’atteso “Tumbu”, le collaborazioni con Andrea Bocelli (“A volte il cuore”) e Dionne Warwick, con la quale ha inciso e cantato in Vaticano “Sa ‘oghe ‘e Maria” (Disco d’oro 2003). Una nomination ai Nastri d’Argento per “Anghelos” nella colonna sonora di “Un delitto perfetto” di Antonello Grimaldi e il Premio Ignazio Silone “per l’alto valore culturale delle sue canzoni in lingua sarda”, gli album “In su cuile ‘e s’anima” e “B’est”, la raccolta “L’ultimo capo indiano”, in un susseguirsi di successi di pubblico e critica, fino all’ultimo, importante progetto dedicato alle “Storie Liberate”.
LA MOSTRA
“Dialoghi con Uomini di Pietra” tra la Sardegna e il Mediterraneo per Matera – capitale europea della cultura 2019: slitta all’inizio della prossima primavera 2020 la data dell’inaugurazione della mostra delle enigmatiche stele e delle statue-menhir – da un’idea di Giuseppe Barile – che sarà ospitata fino alla fine del 2020 nel Santuario rupestre della Madonna delle Vergini nella “città dei sassi”.
Un progetto espositivo che mette a confronto le sculture litiche – preziose testimonianze dell’arte preistorica in Europa e negli altri continenti, accanto a incisioni e pitture rupestri – per indagarne i molteplici aspetti iconografici e simbolici, tra sacro e profano, inserendole in uno scenario peculiare e affascinante come la gravina dove ha preso forma nei secoli il tessuto urbano dei Sassi e della Civita di Matera.
La mostra comprende manufatti provenienti da otto regioni d’Italia, tra cui spicca la Sardegna con il ricco patrimonio della statue-menhir e da vari stati europei e rappresenta così idealmente il fulcro di una rete che spazia dal Portogallo alla Crimea, dalla Bretagna alla Romania, dal cuore della Mitteleuropa fino al Medio Oriente (e non solo).
Misteriose effigi di dèi e eroi, sacerdoti e sovrani – sculture monolitiche su cui appaiono contrassegni femminili e maschili, talvolta estremamente sintetizzati e quasi astratti, talaltra più immediatamente riconoscibili, con numerose variazioni e successive evoluzioni tecniche e stilistiche, ma anche talvolta sorprendenti analogie.
Una collezione di pezzi di valore inestimabile provenienti dai siti archeologici e dai musei d’Europa quasi a voler ridisegnare una inedita mappa del vecchio continente attraverso le manifestazioni “concrete” e visibili in varie declinazioni, vagamente o più marcatamente antropomorfe, di una sensibilità estetica che pone in stretta connessione l’uomo e la natura, la terra madre o matrigna e le creature che la abitano, incidendo e lavorando la pietra per “incarnare” icasticamente figure con finalità religiose o politiche, apotropaiche o propiziatorie.
“Dialoghi con Uomini di Pietra” rappresenta un viaggio nella memoria “litica” alla scoperta delle antiche civiltà megalitiche e anche un invito ad interrogare il passato e le proprie radici storiche e culturali alle soglie del terzo millennio. Una mostra d’arte arcaica e fortemente immaginifica capace di suscitare quesiti e profonde emozioni, impressa in una materia resistente e persistente, quasi per un desiderio di eternità.
La mostra “Dialoghi con Uomini di Pietra” è stata presentata in anteprima in Sardegna sabato 31 agosto 2019 ad Allai nella sala conferenze della Biblioteca Comunale in una conferenza stampa, preludio all’assemblea dei sindaci dei comuni aderenti alla Rete Sarda dei Musei e dei Luoghi delle Statue Menhir – Antonio Pili – sindaco di Allai (comune capofila della Rete), Anna Paola Zaccheddu – sindaca di Laconi, Rita Aida Porru – sindaca di Nurallao, Ester Tatti – sindaca di Ruinas, Antonello Demelas –sindaco di Samugheo, Giovanni Arru – sindaco di Sorgono, Fabiano Frongia – sindaco di Villa Sant’Antonio, Luciano Barone -sindaco di Mamoiada, Marco Demuru – sindaco di Meana Sardo, Giovanni Daga -sindaco di Oniferi, Stefania Piras – sindaca di Nuragus e Massimo Cannas – sindaco di Tortolì.
Un incontro dalla duplice valenza – formale e sostanziale – per l’approvazione delle più recenti adesioni che ha visto la partecipazione dell’assessore alla cultura di Matera, Nicola Trombetta – in vece del sindaco Raffaello De Ruggieri, purtroppo costretto a rinunciare all’ultimo minuto per motivi di salute – che ha ribadito il ruolo di Matera come capitale europea della cultura per la valorizzazione dell’immenso patrimonio materiale e immateriale dell’Italia e in particolare del Meridione per la crescita e lo sviluppo economico e sociale dei territori attraverso reti e sinergie. L’assessore ha anche riportato i dati quantitativi e qualitativi dei primi positivi riscontri delle ricadute sulla Basilicata e sulle regioni limitrofe sottolineando come la candidatura di Matera sia stata il frutto di un progetto pluriennale e come la designazione rappresenti un’opportunità per far conoscere oltre che tutelare e valorizzare i siti e i reperti archeologici e l’eredità di millenni dii arte e di storia.
L’apertura dei lavori ha visto l’intervento di Quirico Sanna – assessore agli Enti Locali, Finanze e Urbanistica della Regione Sardegna, che ha portato i saluti del presidente Christian Solinas – e ha sottolineato il ruolo fondamentale dei sindaci nella società sarda contemporanea, per la conoscenza e il rapporto diretto con le istanze dei territori, come il fatto che sia indispensabile ripartire dalle piccole comunità oltre che dai grandi centri per costruire il futuro dell’Isola.
Negli interventi dei primi cittadini – a partire dallo stesso Antonio Pili (sindaco di Allai) – è emersa, oltre all’importanza della Rete Sarda – ma anche italiana ed europea – per lo studio e la valorizzazione delle statue-menhir, la volontà di promuovere specialmente tra le giovani generazioni la conoscenza della storia e della cultura dell’Isola anche attraverso i preziosi manufatti che documentano fin da epoche remote il ruolo centrale della Sardegna nel Mediterraneo.
Focus sui preziosi reperti e la diffusione nell’Isola come sulle peculiarità delle statue-menhir nelle parole dell’archeologo Giorgio Murru – coordinatore scientifico del progetto dei “Dialoghi con Uomini di Pietra” che culminerà nell’esposizione di Matera e nella pubblicazione di un catalogo: lo studioso nonché direttore del Menhir Museum di Laconi ha ripercorso la genesi del progetto ma anche il fascino della “scoperta” delle sculture litiche della Sardegna – enigmatiche effigi che ci permettono di “dialogare” idealmente con i nostri padri e le nostre madri e di interrogarci sugli archetipi della nostra civiltà.
Infine Giuseppe Barile – editore e presidente del Centro studi “Giovanni Maria Trabaci” (che ha sottoscritto il protocollo d’intesa stabilito tra il Comune di Matera, Regione Basilicata, Parco della Murgia e Rete Sarda dei Musei e dei Luoghi delle Statue-Menhir per la realizzazione della mostra “Dialoghi con Uomini di Pietra”) – ideatore del progetto espositivo ha riaffermato il valore culturale e artistico delle antiche sculture di pietra e il significato di una mostra che conferma pur nelle differenze semantiche e nelle peculiarità stilistiche ed espressive di ogni singolo manufatto le nostre comuni “radici” europee. La mostra “Dialoghi con Uomini di Pietra” sarà accompagnata da un catalogo impreziosito da testi di archeologi, antropologi, artisti e filosofi – tra cui spicca il nome di Emanuele Severino – chiamati a indagare e riflettere sulle stele e sulle statue-menhir – intriganti ma anche enigmatiche testimonianze delle civiltà del passato.
Giuseppe Barile – Le ragioni di una mostra
L’inedita esposizione di oltre trenta statue-stele, insieme a sei o sette statue-menhir custodite nella terra di Sardegna, rappresenterà per ogni visitatore un percorso visivo che assurge a momento critico della Storia, saldando alla coscienza del presente il significato della preistoria e di una condizione ancestrale dell’esistenza.
In tal modo, e per paradosso, la sospensione creata da opere di un mondo di pietra, per de-finizione immobile, sarà capace di rimettere in moto l’attualità del tempo in cui ogni Uomo riconoscerà di essere, insieme, visitatore ed erede della propria identità.
Per questo, nella coerenza di uno spazio che risulta origine e convergenza geometrica delle innumerevoli direttrici che si diramano da ogni opera, la scelta di esporre le statue-stele antropomorfe dell’età del Rame, in un paesaggio che ne costituisce l’habitat ideale (avvolte nell’abbraccio di un luogo che è fuori e dentro di noi al contempo, quale Matera è) si pone entro coordinate visibili e invisibili.
Rimasto come un abbozzo scavato nella natura, poiché esonerato dall’azione perdurante dell’Uomo, al contrario di quanto accaduto tra i Sassi, è – il santuario rupestre di Madonna delle Vergini – una rappresentazione ideale della intersezione tra cultura e natura, ove accogliere tanto le statue antropomorfe quanto i visitatori che, grazie a esse, vorranno esplorare le proprie origini, in un atto creativo che dalla Storia torni a Matera.
Ogni stele avrà la capacità di generare una sintesi di culture provenienti da diverse latitudini, eppure tutte riconducibili a un sistema unitario di percezione: come indotta a uno scavo nelle proprie profondità, l’immersione di ogni visitatore tra gli spazi grottali della gravìna di Matera permetterà di riscoprire, in un vuoto che accoglie come grembo materno i piani paralleli del nostro presente, la radice antropologico-religiosa del pensiero Occidentale.
Converrà, dunque, nel ritenere che l’area del complesso rupestre di Madonna delle Vergini rappresenti un luogo impareggiabile, tanto nella declinazione della sua struttura – per certo unicum al mondo, di fronte al quale sarà svelata l’intera forma et imago urbis di Matera – quanto nelle idee che in essa potranno prendere forma, traducendo le visioni del pensiero in realtà.
Infatti, sulle stele permangono i segni di un’arte rupestre, segnacolo di una civiltà ben visibile pur nelle variabili delle forme aggiornate dei significati di pittura e di incisione sulla roccia, traccia di un remoto pensiero che sopravvive a ogni possibile finitudine. E Matera è città in cui grande è il lascito dell’arte rupestre: basti pensare alle ‘miniature’ disegnate sulla calcarenite della Cripta del Peccato Originale, durante il periodo proto-carolingio, oltre alla profondità della “Grotta dei pipistrelli”, nel secolo scorso esplorata da Domenico Ridola; essa è testimonianza della ininterrotta continuità dell’umana presenza, sin dal Paleolitico.
Lo dimostra anche l’indagine scientifica, allorquando, entrando nel dettaglio di innovative decorazioni e forme di vasi risalenti al V millennio a.C., si parla della “Cultura di Serra d’Alto”, in Matera.
In una scansione vertiginosa di consenso che si coglie già nella garanzia del patrocinio del MiBACT, cui non mancherà la richiesta dell’autorevole sigillo della presidenza della Repubblica Italiana, l’idea che governa questa visione è la costruzione di un modello espositivo che riconosca al Comune di Matera la primazia coerente e rispettosa delle finalità demandate a rappresentare, per l’Italia, la Capitale Europea della Cultura, paradigma per le future città che vorranno ottenere il nuovo riconoscimento.
Così, nel mentre si definiscono le coordinate del presente progetto, occorre sottolineare che con tale esposizione verrà declarata la volontà di produrre finalità valoriali comuni alla Rete Nazionale dei Musei delle Statue-Stele, tra le quali non vi è da trascurare l’ambizione di essere nel novero dei siti del Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Ne consegue che, grazie al paradosso contenuto nell’ossimoro di economia d’investimento, sarà possibile, con l’attuazione di questo nostro progetto, essere generatori di nuova cultura. Il merito è da attribuire ai partner istituzionali ed economici, aggiornati mecenati che saranno promotori di benefico sviluppo, il quale a sua volta alimenterà il soddisfacimento di nuove conoscenze e nuove istanze del nostro Paese e del nostro Mezzogiorno.
IL CATALOGO
Chiusa una mostra, oltre al ricordo di ogni visitatore, a conclusione e a testimonianza di essa, ciò che rimane è il catalogo, da stampare non solo in italiano, bensì in edizioni singolarmente riservate per la lingua, francese, inglese e spagnola, oltre a quelle auspicate in altre lingue tra cui il cinese. In esso saranno accolti i contributi dei maggiori paleo-archeologi, con una visione d’insieme che si avvarrà del contributo dei migliori studiosi, così di indagare il fenomeno in tutti i suoi aspetti storici, antropologici, mitologici, religiosi e artistici, per raccontare una letteratura di segni codificati nel tempo ma non oscurati dal suo fluire.
Tra gli autori che hanno garantito la propria disponibilità e la condivisione del progetto del Sussidiario, al di là dei contributi del direttore scientifico Giorgio Murru e del presidente onorario Emmanuel Anati, spiccano i nomi di Emanuele Severino, di Raffaele Nigro e Dinko Fabris. E ancora sono in essere contatti con Franco Mazzena con il teologo valdese Paolo Ricca e lo storico dell’arte George Didi-Hubermann, oltre che con David Abulafia e Federico Faggin. Tra i possibili “testimoni” o meglio “interpreti” dei “dialoghi con Uomini di pietra” la poetessa Patrizia Valduga e Constantina Nadia Seremetakis. E altre voci si aggiungeranno nell’indice del catalogo, da intitolare Per una origine del pensiero indo-europeo. Sussidiario delle idee.
L’auspicio, per concludere, è che la mostra possa prendere avvio durante un giorno di luna piena tra la fine dell’estate e il principio d’autunno del 2019, per proseguire almeno fino all’equinozio autunnale del 2020, così da permettere a ogni visitatore di poter raggiungere Matera per intessere i propri dialoghi con Uomini di pietra.