Enrico Pau racconta la sua esperienza con il cinema
Enrico Pau è uno dei cinque registi sardi intervistati durante il workshop di critica cinematografica in ambito radiofonico rivolto ai giovani, e tenutosi a Sant’Antioco dal 3 all’8 dicembre.
In occasione del festival del cortometraggio Passaggi d’Autore – Intrecci mediterranei, giunto alla XV edizione, è stato portato avanti un progetto sul cinema sardo che ha visto la realizzazione di cinque radio documentari.
In uno di questi, Enrico Pau si è raccontato sviluppando una narrazione sul cinema in grado di aiutare tanto i giovani quanto i meno giovani ad avere un quadro più preciso su una realtà spesso percepita come inavvicinabile.
L’Accabadora (2015) e Jimmy della collina (2006) sono ricordati come due dei suoi maggiori successi, ma anche La volpe e l’ape (1996) – il cortometraggio che ha consacrato il suo ingresso nel mondo cinematografico – è un lavoro che gli ha regalato notevoli soddisfazioni.
Pau è un regista che approda al grande schermo solo dopo varie sperimentazioni in ambito teatrale: esperienze determinanti che l’hanno aiutato a comprendere come il linguaggio dell’audiovisivo si adattasse in realtà molto meglio alla sua indole.
Nel corso di una storia che pare durare da tutta una vita, non sono state poche le difficoltà incontrate, alcune delle quali sicuramente legate alla condizione di insularità. Ma, come ci insegnano gli addetti ai lavori, difficile non vuol dire impossibile.
Non sono mancate considerazioni sul cinema sardo e nazionale, sul futuro dell’audiovisivo e su come esso sia molto cambiato nel corso degli ultimi anni, specie grazie agli sviluppi tecnologici che hanno cambiato radicalmente il modo di fare cinema. Pau ha inoltre riservato parole confortanti, di speranza e fiducia, sul lavoro portato avanti dalle nuove generazioni.
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