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Intervista a Bartolomeo Porcheddu: “Il latino nasce dalla lingua sarda”

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Intervista a Bartolomeo Porcheddu: “Il latino nasce dalla lingua sarda”
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Il linguista spiega gli studi dietro la pubblicazione del libro “Il Vaso di Dueno”, secondo cui il documento latino più antico è scritto in sardo

La lingua sarda è la base da cui si è poi sviluppata la “koinè” latina: ad affermarlo è Bartolomeo Porcheddu, linguista e ricercatore noto per i suoi studi relativi al sardo, secondo cui la traduzione ufficiale dell’iscrizione nel Vaso di Dueno, il più antico documento latino, non sarebbe corretta. Gli esiti dei suoi studi sono approfonditi nell’omonimo libro intitolato “Il Vaso di Dueno”. “Io non ho scritto un romanzo – chiarisce il ricercatore ai nostri microfoni – ma un trattato scientifico-linguistico preciso”.

Bartolomeo Porcheddu
                       Bartolomeo Porcheddu

Le ricerche del linguista sulla relazione tra sardo e latino partono da lontano: “Ho iniziato semplicemente cercando di creare una grammatica comparata, un lavoro che nessuno ha mai fatto – racconta Porcheddu – Mi sono accorto che le corrispondenze tra le due lingue erano tantissime, nell’ordine delle migliaia. Quelle che invece non erano corrispondenze, erano facilmente individuabili e sono così andato a scoprirle.” Secondo lo studioso, i romani avevano già una base sardo-latina, a cui poi sono stati aggiunti i cosiddetti “casi” nella formazione della lingua che oggi studiamo.

La prova della sua tesi sarebbe data dal Vaso di Dueno, reperto trigono risalente al 600 a.C e con un’iscrizione da interpretare. “Si tratta di tre frasi in cui sono espressi nomi, pronomi, verbi e aggettivi – spiega il linguista – e per studiare il vaso sono prima andato a leggere tutte le traduzioni precedenti. I latinisti hanno sempre cercato di forzare il testo per riportarlo al latino con i casi. Per me, che conosco la lingua sarda, invece è stato facile tradurlo con il sardo: mi sono accorto che quei casi che loro stavano andando a cercare in realtà non ci sono. La traduzione è quindi completamente diversa”.

Il ricercatore lo precisa con un esempio: “Giove lo hanno trasformato in una sorta di giuramento. Ma il fatto che sia da intendere Giove, è anche dato dalla stessa configurazione dell’oggetto, composto da tre vasi in rappresentanza della congiunzione di tre astri: Giove, Saturno e Sole rispetto alla Terra. Non a caso le prime due parole dell’iscrizione sono proprio Giove e Saturno”. “Oggi – prosegue Bartolomeo Porcheddu – non guardiamo più il firmamento come era solito fare nell’antichità. Il triangolo equilatero formato da quegli astri era considerato un dono del cielo. Per questo motivo è stato riprodotto nel Vaso di Dueno, che sarebbe da considerare un ex voto”. Il reperto è stato infatti rinvenuto nel 1880 all’interno di un deposito votivo di Roma.

Ma per quale ragione i latinisti non sono mai giunti alle stesse conclusioni del linguista sardo? Secondo Porcheddu il motivo risiede nella formazione accademica: “Capisco perfettamente il loro punto di vista perché sono persone che hanno fatto studi anche molto approfonditi, però acritici. Si è sempre dato per scontato che il latino fosse la lingua madre di quelle romanze, ma nessuno ha mai fatto ricerche specifiche sull’argomento.” “Il problema – aggiunge lo studioso – è che noi non formiamo gli studenti universitari per quanto riguarda lo studio della lingua sarda. Sono soltanto poche decine in confronto al migliaio di latinisti: la sproporzione è enorme.”

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About Simone Cadoni

Classe 1993. Giornalista pubblicista, ha conseguito la laurea in Lingue e Comunicazione e un master in Giornalismo. Dai tempi dell'università collabora con Unica Radio, per cui si occupa della produzione di articoli e interviste.

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