Da mercoledì 5 febbraio fino a domenica 9 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari verrà rappresentato il mulino di Anton Checov
La Grande Prosa – Stagione 2019-2020. Un intrigante affresco della società in “Platonov – Un modo come un altro per dire che la felicità è altrove”. Uno spettacolo de Il Mulino di Amleto per la regia di Marco Lorenzi, da un’opera giovanile di Anton Cechov. In cartellone da mercoledì 5 febbraio fino a domenica 9 febbraio al Teatro Massimo di Cagliari (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19 – giovedì 6 febbraio doppia recita con la pomeridiana alle 16.30 – turno P).
Per la Stagione 2019-2020 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.
Un dramma moderno incentrato sulla figura complessa e contraddittoria del protagonista Mikhàil Vassìlievic Platònov. Intelligente brillante,forse deluso dalla vita e dal mondo. Affascinante e crudele seduttore, capace di nobili sentimenti ma con una segreta malinconia.
Sotto i riflettori Michele Sinisi – affermato attore e regista pugliese, raffinato e eclettico interprete e un’affiatata compagnia – che schiera Stefano Braschi, Roberta Calia, Yuri D’Agostino, Barbara Mazzi, Stefania Medri, Raffaele Musella e Angelo Maria Tronca. Per dar corpo e voce ai personaggi, sospesi sull’altalena delle passioni, tra la routine domestica e le preoccupazioni per la salute dei bambini, le conversazioni sui temi universali e le questioni finanziarie. Originale e coinvolgente “partitura” scenica con style & visual concept di Eleonora Diana, disegno luci di Giorgio Tedesco e costumi di Monica Di Pasqua.
“Platonov” – titolo italiano (in lingua originale Безотцовщина, Bezotcovščina) di un’opera magmatica, scritta da un ventunenne Anton Pavlovič Cechov e dedicata all’attrice Marija Ermolova – che però la rifiutò, spingendo il giovane aspirante drammaturgo a distruggere il manoscritto. Riaffiora dall’oblio dopo la Rivoluzione d’ottobre in una prima stesura senza titolo. Ricca di personaggi e vicende, con un complesso intrecciarsi e sovrapporsi di argomenti e di “azione” quasi “irrappresentabile”.
Il regista Marco Lorenzi spiega che: “La volontà di cercare un cortocircuito tra Cechov e il nostro essere giovani uomini e donne, in un tempo come quello in cui viviamo, è il cuore e la carne di questo lavoro”
Nella nostra ricerca non cerchiamo la chiave del personaggio, ma dell’attore. E come gli attori vanno oltre il ruolo, così anche allo spettatore chiediamo di oltrepassare quella linea di confine. Lo spettacolo deve aiutare questo superamento, perché nel teatro è essenziale riuscire a fondere tutti in una comune condivisione.
“Platonov” è un itinerario sul filo delle emozioni e dei ricordi, tra passato e presente, come se tutto fosse già accaduto ma dovesse ancora ripetersi. Come in un sogno, o come a teatro dove la vita è rappresentazione, in una felice sintesi tra il dilemma del protagonista e l’arduo tentativo dell’autore di cogliere il respiro della vita e trasportarlo sulla scena in una magia che si ripete, identica e pure differente, ogni sera, nel magnifico gioco di una finzione che mette a nudo la verità.