Giovanni Maga, direttore CNR-IGM, Istituto di genetica molecolare del
Consiglio nazionale delle ricerche, sfata alcuni miti sul coronavirus e illustra come comportarsi.
L’Italia in queste ore sta assistendo alla comparsa di un focolaio di
infezione da SARS-CoV2 (altrimenti conosciuto come “coronavirus“), che causa la sindrome respiratoria denominata
Covid-19. Al momento 16 casi in Lombardia, concentrati in un’area
limitata del Lodigiano e 3 casi in Veneto. Un decesso, di una persona
anziana già ricoverata per altre patologie e che purtroppo non ha
superato la crisi.
Due sono i problemi che il sistema di sorveglianza
in queste ore sta affrontando con estrema rapidità ed efficienza:
identificare la fonte dell’infezione e limitare la diffusione del virus.
Per evitare eccessivo allarmismo è bene ricordare innanzitutto che 19
casi su una popolazione di 60 milioni di abitanti rendono comunque il
rischio di infezione molto basso. Solo nelle zone attualmente
interessate dalla circolazione il rischio è superiore e i cittadini
devono seguire le indicazioni delle autorità sanitarie. Al di fuori di
queste, la situazione rimane come nelle scorse settimane.
I rischi portati dal coronavirus
L’infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di
migliaia di casi, causa sintomi lievi/moderati (una specie di
influenza) nell’80-90% dei casi. Nel 10-15% può svilupparsi una
polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Si
calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia
intensiva.
Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone sopra
65 anni e/o con patologie preesistenti o immunodepresse sono
ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza. Il
paziente deceduto rientrava quindi in una categoria a particolare
rischio.
Cosa fare in caso di contagio
Il cittadino che ritenga di avere avuto contatti con persone
attualmente poste sotto sorveglianza o che provenissero dalla Cina,
soprattutto se manifesta sintomi influenzali, dovrebbe segnalarlo al
112 o al 1500 per essere preso in carico dagli operatori
specializzati. Non serve correre al pronto soccorso né chiudersi in
casa. Ricordiamo che al momento parliamo di un gruppo (cluster) di
pochi casi localizzati e i cui contatti sono tracciati attivamente.
Inghilterra, Germania, Francia hanno avuto episodi simili senza
conseguenze.
Non c’è un’epidemia di SARS-CoV2 (coronavirus) in Italia. Il quadro
potrebbe cambiare ovviamente nei prossimi giorni, ma il nostro sistema
sanitario è in stato di massima allerta e capace di gestire
efficacemente anche la eventuale comparsa di altri piccoli focolai
come quello attuale. Quindi, ribadiamo, al di fuori dell’area limitata
in cui si sono verificati i casi, il cittadino può continuare a
condurre una vita assolutamente normale. Seguendo le elementari norme
di igiene, soprattutto lavandosi le mani se ha frequentato luoghi
affollati, ed evitando di portarsi alla bocca o agli occhi le mani non
lavate.