L’ultima volta che i cagliaritani hanno invocato il Santo martire per un’epidemia, è stato durante la piaga della “morte nera”
Correva l’anno 1656 e Cagliari era nel pieno della peste. La terribile pandemia, narrata anche da Alessandro Manzoni, era giunta in Sardegna quattro anni prima al seguito di un carico di merci già infette proveniente dalla Spagna. In poco tempo la pestilenza si era diffusa in tutto il territorio, mietendo migliaia di vittime e causando uno sconvolgente crollo demografico. Per proteggere il capoluogo sardo si vietò l’ingresso in città a tutti gli stranieri, istituendo la quarantena e sorvegliando le alte mura. Tuttavia la “morte nera” dilagò rendendo vani i provvedimenti imposti dalle autorità.
Fu così che i cagliaritani, in assenza di cure mediche efficaci, invocarono a gran voce il soccorso del martire guerriero Sant’Efisio. Secondo quanto riportato dai testi agiografici e dai racconti tramandati, nel 303 d.C. fu torturato e decapitato a Nora per non aver rinnegato la sua fede cristiana. Prima di morire però pronunciò la seguente preghiera, chiedendo protezione per la città e i suoi abitanti:
“Ti chiedo, o Signore, di difendere questa città dal popolo cagliaritano, dalle incursioni dei nemici e fa che si allontanino dal culto degli idoli e respingano gli inganni dei diavoli e riconoscano come vero, unico Dio, Gesù Cristo, Nostro Signore. E quanti fra loro soffriranno per qualche malattia, se verranno nel luogo dove sarà posto il mio corpo, per recuperare la salute o se altrimenti si troveranno stretti dai flutti del mare o saranno oppressi da popoli barbari o saranno rovinati da carestie o da pesti, dopo aver pregato me, servo tuo, siano salvi per Te, Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, Luce dalla Luce, e siano liberati dalle loro sofferenze”.
I cagliaritani credettero al miracolo di Sant’Efisio quando, nell’ottobre del 1656, la peste fu definitivamente debellata. Da quel momento i cittadini del capoluogo fecero il Voto perpetuo di portare ogni anno il suo simulacro da Cagliari a Nora, in occasione di una processione già esistente e a lui dedicata. La promessa è stata mantenuta persino nel 1943, quando durante la seconda guerra mondiale la città fu bombardata. La Festa di Sant’Efisio cade ogni 1 maggio e il voto viene sciolto ogni lunedì di Pasqua, quando il simulacro arriva alla Cattedrale di Cagliari.
Quattro secoli dopo i tragici anni della peste, Cagliari torna a invocare il suo Santo martire per un’epidemia, questa volta il Coronavirus, che sta preoccupando il mondo intero. Nella Chiesa di Stampace, il simulacro di Sant’Efisio è stato posizionato accanto al Crocifisso insieme a una preghiera:
“Ancora una volta Efisio intercedi per noi in questo momento particolare. Tanti si invocano a te, ora ancor di più, sei la speranza che non ci deluderà mai, sei il protettore delle genti di Sardegna. Abbi pietà di noi, liberaci da ogni male, in particolar modo dal flagello di questo virus. Fiduciosi di una tua intercessione ti giungano tutte le nostre intenzioni”.
Foto copertina: pagina Facebook @Santefisiomartire