Parte un’indagine sugli impatti del lavoro a distanza per i sardi. L’iniziativa è organizzata dalle Acli di Cagliari in collaborazione con la start up “Your Data”
Lo Smart working non è una novità: esisteva già da molto prima che arrivasse l’emergenza Coronavirus, soprattutto all’estero. Ha preso piede però soprattutto in quest’ultimo periodo, che ha visto costrette tante persone a lavorare direttamente da casa tramite il proprio pc, smartphone o tablet.
Questo consente, quindi, di poter continuare il lavoro anche da casa, rimanendo produttivi e garantendosi comunque un reddito.
Quali sono però i lati positivi e negativi dello Smart working?
Resterà presente in buona parte anche dopo la fine dell’emergenza?
I lavoratori sardi si sono adattati a questa modalità?
Qual è l’impatto che lo Smart working ha avuto nella vita dei sardi?
Le Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) di Cagliari e la start up Your Data vogliono realizzare un’indagine sugli impatti del lavoro a distanza nelle vite dei sardi.
Le parole del presidente di Acli Cagliari
Il presidente di Acli Cagliari, Mauro Carta, ha spiegato le motivazioni dietro questo progetto: “Ci troviamo davanti ad una svolta. Il momento dell’emergenza ha imposto il lavoro a distanza a tantissimi sardi che lavorano in tanti settori, dal pubblico al privato, e in tanti si sono resi conto di non essere del tutto pronti”.
Poi ha aggiunto: “Si tratta certamente di uno strumento utile, con tanti aspetti positivi e qualche criticità legata principalmente ad un nuovo tipo di conciliazione del mondo domestico con quello professionale”.
E ha concluso: “La nostra ricerca intende verificare come sta reagendo il tessuto produttivo isolano, comprendere cosa è cambiato nelle vite lavorative dei sardi in quarantena e cosa potrebbe cambiare definitivamente”.
Come partecipare
Per prendere parte allo studio servono soltanto pochi minuti: basta compilare il breve form disponibile a questo indirizzo https://acli.limequery.com/926289 o raggiungibile attraverso il sito aclicagliari.it.